A
tre anni di distanza da Quicken the earth riecco i Maximo Park con The national health, il loro quarto lavoro in studio. Un concept album dal titolo
programmatico costruito attorno al tema
“di riprendersi il controllo della propria vita e di avere la forza di cambiare
la propria vita in un periodo di recessione”, come giustamente sottolinea il
leader Paul Smith a ‘Nme.com’.
Ma
chi sono i Maximo Park? Sono una band di Newcastle attiva da una decina d’anni
(si sono formati nel 2001) il cui sound è una miscela azzeccata tra il rock
d’autore e i suoni sintetici degli anni ’80. Si rifanno molto al mod dei Jam e
all’indie-rock dei primi R.E.M. e in questo ultimo disco si trovano tracce di
electro-pop alla Depeche Mode, presenti soprattutto nel primo, tenebroso
singolo Hips and lips.
The national health rappresenta l’evoluzione continua degli MP, che confermano
quanto di buono fatto sentire nei primi due album (Apply some pressure e il
bellissimo “Our Earthly Pleasures”) con l’aggiunta di melodie più ricercate ma
non per questo meno melodiche. L’intro intimistico When I was wild è il preludio alla title track, esemplare per
descrivere lo stile del complesso britannico: ritmi martellanti e decisi con
una tastiera che fa da protagonista.
The undercorrents, quarto pezzo dell’album, è
probabilmente il momento più intenso di The national health: la chitarra
arpeggia in stile R.E.M. e la voce carica di pathos di Paul Smith fa il resto. Write this down, costruita su un tappeto
sintetico di tastiere è la canzone che i Franz Ferdinand devono ancora
scrivere. Poi è il turno di Reclutant love, che ribadisce le linee melodiche più procacciate dagli MP, sempre
ritmate e “easy” pur senza risultare banali.
Until the earth would open è un’altra accelerata a
metà tra gli Strokes e i R.E.M. in cui la riconoscibilissima chitarra
Rickenbacker di Duncan Lloyd ispira tutti gli altri compagni di squadra. Più
cupa Banlieu, dove la voce di Smith
diventa bassissima (così come nel singolo Hips and lips), a testimoniare che il frontman ha trovato uno stile molto più
versatile rispetto al passato.
Il
mod anni ’60 dei primi Who si ritrova in Take me home, prima della ballata solo voce-chitarra-violoncello Unfamiliar places, unico vero momento di
respiro in una corsa a cento all’ora. A chiudere il disco la scarica elettrica
di Waves of fear, ottima conclusione
di poco più di 40 minuti ascoltati tutti d’un fiato che restano sigillati nella
mente.
E’ per
questo che va premiato The national health, che permette ai Maximo Park di
raggiungere standard altissimi dopo aver fatto molto bene nei lavori
precedenti. Poche le note stonate (solo il singolo Hips and lips non convince fino in fondo) in un disco ben
costruito, ben suonato e ben indirizzato. Peccato che nel loro tour non ci sia
neanche una data italiana: farebbe felici gli ascoltatori, oltre che far
conoscere gli MP alla gran parte del pubblico nostrano. Marco Pagliari
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