6 giugno 2011

Premio "Provincia cronica" (III edizione - sezione racconti)
Pietro Rava - Giovinezza


Il testo di una canzone molto in voga prima della nascita diceva che è primavera di bellezza. Ora che sono all’inizio dell’inverno però non ricordo di aver passato l’estate di bellezza. Forse natura non facit saltus ma le stagioni si. Oppure si tratta di un normale seppur seccante vuoto di memoria. Nella fanciullezza il divertimento serale più gradito era il gioco a nascondino tra i tanti portici delle case del paese o tra i mucchi di pannocchie di granoturco che sulle aie mamme e nonne sfogliavano nella sera. Molto gradito anche il gioco del dottore ma soltanto in assenza dei grandi. Con l’adolescenza si cominciava a spiccare il volo. A quei tempi nessuno tra coetanei e amici possedeva l’automobile, (sarebbe venuta poi la prima 500), qualcuno più fortunato aveva la vespa oppure la lambretta sulle quali alla sera si viaggiava in tre mentre gli altri due in bicicletta si agganciavano alle spalle lungo strade quasi deserte al sabato sera. Il tragitto non era lungo: le mete erano i paesi vicini per le feste patronali o le sagre con ballo a palchetto che frequentavamo con il solito pensiero fisso che un noto artista, quasi coetaneo, sintetizzerà così in una nota canzone: “Il problema più importante per noi è di avere una ragazza di sera”. Naturalmente si tornava senza novità, ma comunque non dopo la mezzanotte perché la mamma, molto severa, non lo permetteva. Il massimo della trasgressione era, nel frattempo, qualche sigaretta fumata di nascosto con i complici. Non mancavano le risate, le nuove amicizie e qualche incontro con i compagni di scuola, si perché durante la settimana si andava a scuola con alterni risultati e di giorno si studiava (poco) e si sognava (molto). Bisognava fare i conti con il severo insegnante di fisica che dispensava volentieri 3 e 4 che si nascondevano disperatamente fino all’udienza o, con un po’ di fortuna, fino alla pagella. Dopo erano grane grosse. Comunque con calma un diploma e qualche laurea li abbiamo faticosamente sudati e onestamente raggiunti. Quanti cambiamenti oggi: auto a disposizione, discoteche, spinello, faceboook e c., ecc. Erano tempi migliori? Domanda a risposta multipla: Si perché non c’era la droga, c’era il rispetto per gli anziani, il pudore della moralità condivisa No perché non c’erano soldi, non c’era informazione, né telefoni, né televisione, né internet Non è possibile il paragone. Ciascuna generazione evolve in modo autonomo e poco prevedibile. Abbiamo comunque dato libertà ai nostri figli offrendo la mano e si sono presi tutto il braccio. Abbiamo garantito il mutuo ai nostri figli e ci hanno pignorato l’abitazione. Se conoscete qualche indovino che legge chiaramente la sfera di cristallo indicatemelo: sono curioso di sapere quale sarà la giovinezza di nipoti e pronipoti.

1 commento:

  1. chissà quanti si fanno queste domande oggi , pensando alla realtà attuale e al futuro di figli e nipoti; è un tema dolente e si vede, però devo dire che il testo mi sembra debole da un punto di vista letterario;più una discorso di sfogo a un amico che un testo narrativo;non c'è una vera trama nè uno stile linguistico originale.

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