6 giugno 2011

Premio "Provincia cronica" (III edizione - sezione racconti)
Bruno Bianco - Ricordo annacquato


Esco dalla messa della domenica e mi basta attraversare la piazza per arrivare al bar; il mio paese sembra rimasto quello di una volta, con la chiesa che si affaccia sulla piazza e guarda da una parte al bar e dall’ altra all’ unica bottega rimasta che riesce a vendere negli stessi locali il prosciutto con il filo da rammendare e i giornali con il bisolfito per l’ uva pigiata. Mi piace tornare al paese la domenica. Lo faccio per vedere mio padre che ha già la sua età e per portarci mio figlio che è ancora un ragazzino e ci tengo che ogni tanto senta l’ odore delle nostre radici; ma credo che lo faccio soprattutto per me, perché anche se ormai mi sento un cittadino dalla testa ai piedi, il vedere i posti della mia infanzia mi da sempre un piacere tutto particolare. Mio figlio mi ha preso per mano e mi sta trascinando di forza verso il bar; gli ho dato l’ abitudine dell’ aperitivo dopo la messa e adesso non ne vuole più fare a meno. Ci avviciniamo al bancone e prendiamo il solito; lui un succo di frutta alla pesca e io un crodino analcolico per dare il buon esempio. Mentre ci ingozziamo di patatine e salatini, di fianco a noi sento un gruppo di uomini che parlano delle loro vigne e dei danni che ha fatto la grandine qualche giorno fa. Quanti tempo è passato. Non ci pensavo più da anni e adesso che mi è tornato tutto alla mente mi sembra di vederlo mio padre sul sentiero in mezzo alle vigne; era la vendemmia del ’63.

Quell’annata era stata davvero grama per tutti i contadini del paese. Un pomeriggio di inizio settembre noci di ghiaccio avevano frustato la terra delle colline, i tetti delle case, i rami degli alberi e soprattutto i filari dei vigneti; erano cadute per qualche minuto lasciandosi dietro foglie strappate, tralci lacerati e gli acini già maturi per terra, mentre quelli rimasti sui tralci sembravano le ginocchia di un ragazzino appena caduto dalla bicicletta.
Per qualche giorno i contadini avevano urlato rabbia e pianto lacrime; poi si erano messi in moto i soliti nomi, dal senatore del collegio alle associazioni dei contadini, e in paese si iniziò a pensare che con un po’ di fortuna e tramite le conoscenze giuste sarebbero potuti arrivare più soldi del mancato guadagno. Non era passata una settimana dalla grandinata che direttamente da Roma era arrivato l’ ispettore del ministero, tale dottor Sanna; era un dottore alle prime armi, che aveva appena vinto l’ultimo concorso al ministero dell’ agricoltura.
Il “dottorino” Sanna - così diceva il senatore - è uno di quelli a posto; dal ministero mi hanno garantito che non avremo nessun problema. Figuratevi cosa volete che ne capisca uno così; l’ unica cosa che farà sarà di misurare con il gradino l’ uva rimasta in vigna per vedere che non faccia tanti gradi e si possa ancora vendere, ma credo che non sarà proprio il caso di quest’ anno.
Il “dottorino” aveva iniziato dalla parte opposta del paese e ogni giorno si faceva cinque o sei vigne. Era molto preciso; voleva scegliersi lui i grappoli, faceva misurare i gradi dal proprietario e segnava i valori in un registro dalla copertina nera che conservava con cura in una borsa di pelle marrone.
La sera all’ osteria i contadini si raccontavano com’ era andata l’ ispezione del “dottorino”.
-Da me i primi grappoli che ha scelto facevano quattordici scarso; è andato via subito perche ha detto che visto i risultati non era il caso di perdere altro tempo.
-Figurato che nella mia vigna non è riuscito a misurare più di tredici.-
-Il senatore mi detto che parlando con il “dottorino” ha capito che ci saranno soldi per tutti.-
Era da giorni che in paese non si vedevano contadini così contenti; parlavano solo più risarcimenti, sovvenzioni, finanziamenti a fondo perduto e di cosa avrebbero fatto con i soldi che sarebbero arrivati da Roma.
Mio padre invece diventava ogni giorno più preoccupato.
-Stamattina ho di nuovo gradato l’ uva; è poca e inizia a marcire ma quando la gradi non trovi meno di sedici o diciassette; la nostra uva da tempestata grada più di quella degli altri da buona. Così finisce che non prendiamo niente né dai mediatori e né dallo stato.-
La sera prima dell’ ispezione a casa nostra era arrivato il padre di Luigino a parlare con mio papà. Luigino era un mio compagno di scuola e suo padre aveva la vigna di fianco alla nostra separata solo da un sentiero. Lo sapevano tutti che su quella collina nascevano ogni anno le uve con la gradazione più alta di tutto il paese e tra le nostre famiglie c’ era sempre stata una grossa rivalità su chi avesse l’ uva migliore.
-Noi non siamo mai andati tanto d’ accordo, ma adesso dobbiamo stare uniti se vogliamo salvarci; sulla stessa collina abbiamo i due vigneti migliori del paese, ma quest’ anno sarà una disgrazia se non riusciamo a dimostrare all’ ispettore che l’ uva del nostro bricco è tutta rovinata.
Poi dalla borsa tirò fuori il gradino e due grappoli d’ uva.
-Questi li ho presi dalla mia vigna-
Li spremette nel gradino e infilò l’ astina.
-Diciassette. Ti rendi conto che la mia uva, anche se tutta tempestata dalla grandine, mi fa ancora diciassette gradi?-
-Uguale alla mia, accidenti al lei.-
Il padre di Luigino tirò fuori l’astina, la pulì bene con uno strofinaccio e ripeté la misura; questa volta tutti poterono leggere quindici. Mio padre guardava perplesso il padre di Luigino che sogghignando ripeté ancora la misura e questa volta il risultato fu tredici.
-Ma come fa a cambiare la misura?-
Il padre di Luigino tirò fuori dalla manica della giacca un piccola peretta da clistere che nessuno di noi aveva notato e la posò in mezzo al tavolo.
-Il trucco sta tutto in questa peretta che ho riempito d’ acqua; la nascondi sotto la manica, senza fartene accorgere la schiacci con il pollice e ogni pompata è un grado in meno. Possiamo solo annacquare se vogliamo far gradare poco la nostra uva.-
Mio padre bevve tutto di un fiato il bicchiere di vino che aveva davanti; poi prese la peretta e iniziò a soppesarla sulle mani.
-Dici che possiamo farcela?-
-Certo che possiamo. L’ idea l’ ha avuta Luigino e io gli ho già detto che se prendo i soldi dello stato, metà glieli metto da parte per farlo studiare da ingegnere.-
Mio padre e quello di Luigino rimasero insieme a fare le prove per tutta la notte e al mattino avevano messo tutti e due una grossa giacca di fustagno per nascondere bene la peretta nella manica; alle nove il dottor Sanna si era fatto trovare sul sentiero che portava alle due vigne.
-Le vostre vigne sono le ultime del paese e da come ho già rilevato nelle altre ispezioni ho capito che sono tutte nelle stesse pessime condizioni; quindi per fare più in fretta le facciamo insieme così a mezzogiorno ho finito e riesco ancora a prendere il treno per Roma.-
Poi indicò alcuni grappoli sui tralci delle due vigne che mio padre e quello di Luigino andarono a prendere per portarli al “dottorino”.
-Ecco i grappoli che ha scelto, dottore-
-Va bene così, dottore?-
Mio padre prese i suoi grappoli, li spremette nel gradino e, con un movimento che solo chi sapeva poteva percepire, fece tre pompate sulla peretta.
-Quattordici!- urlò secco mio padre.
-Quattordici- ripete il “dottorino” scrivendo sul registro.
Po si voltò verso il padre di Luigino che fece gli stessi movimenti di mio padre, ma con una pompata in più.
-Tredici!-
Mio padre guardò stupito quello di Luigino che gli fece un ghigno beffardo.
Il dottorino indicò i grappoli di un altro filare e questa volta vidi che mio padre fece cinque pompate e dopo la misura guardò con aria di sfida il padre di Luigino.
-Dodici!-
Il padre di Luigino non lasciò nemmeno il tempo al dottorino di scrivere la misura sul registro e dopo sei pompate urlò il suo undici.
Mio padre si precipitò sugli altri grappoli indicati dall’ ispettore e pompò acqua nel gradino per sette volte
-Dieci!-
Ma il padre di Luigino aveva già preso due grappoli dalla sua vigna, li aveva già spremuti dentro il gradino, aveva pompato per otto volte volte, aveva avvicinato l’ astina al dottore e parlava a lui ma gridava a mio padre.-
-Nove gradi dottore! La mia uva fa nove gradi e se vuole possiamo prenderne altra.-
-Anch’ io dottore posso misurare altra uva della mia!-
-Lascia che il dottore decida lui cosa vuole fare!-
-Tu stai zitto e preoccupati della tua vigna!-
-Certo che me ne preoccupo. Sei tu che devi pensare di più alla tua se vuoi i soldi di Roma!-
La vendemmia del ‘63 io la ricordo così; il dottor Sanna disse che per lui era sufficiente quello che aveva visto e i due uomini rimasero sul sentiero che divideva le vigne a darsi a vicenda del traditore, del disonesto, del delinquente e del mascalzone, mentre il “dottorino” era già sul treno di mezzogiorno per Roma
La relazione che riportava in perfetto burocratese l’ esito dell’ ispezione arrivò di lì a una settimana e recitava così: “A seguito di quanto emerso nella verifica del vigneto e nella misurazione della gradazione zuccherina del mosto ottenuto da uve prelevate a campione dal vigneto stesso, si sono riscontrati valori nettamente inferiori alla media del territorio; valori come quelli rilevati sono indice di un qualità scadente e inadeguata ai criteri di valutazione in essere. Da tal analisi si evince che la scadente qualità sopracitata non è ascrivibile alla precipitazione atmosferica a carattere grandinale citata nella richiesta risarcitoria, ma è caratteristica intrinseca del vigneto; non riscontrando alcun danno significativo essendo di fatto irrisorio il valore venale normalmente ottenuto dall’ impianto vitivinicolo, l’ ente scrivente rigetta la richiesta di indennizzo e delibera che nulla è dovuto a titolo risarcitorio”.
Fu il degno finale. Mio padre e quello di Luigino si mostravano a vicenda le lettere esattamente uguali e i contadini del paese presero grossi risarcimenti per la grandine anche se avevano tutti un’ uva che in genere da matura non valeva la nostra da acerba; invece per colpa di una peretta d’acqua usata troppo, alla mia famiglia e a quella di Luigino non arrivò nemmeno una lira.

E mentre mi attardo su quel ricordo, sento che i contadini di fianco a me non hanno ancora smesso di parlare della grandine; niente di particolarmente disastroso, ma, come si dice in dialetto, soltanto una ramò che ha colpito a macchia di leopardo un po’ tutta la collina. Loro però parlano di danni e del risarcimento che prenderanno; per curiosità mi sono avvicinato al gruppo e ho chiesto quando sarebbe arrivato l’ ispettore del ministero a fare la verifica. Mi hanno guardato come quelli di campagna guardano noi di città quando diciamo una delle nostre solite castronerie di tipo agricolo e mi hanno spiegato che oggigiorno non c’ entra più il ministero, ma i periti delle loro assicurazioni; mi dimentico sempre che ormai i contadini sono degli imprenditori con tanto di assicurazione e debiti come i veri capitan d’ industria.
Sono tornato vicino a mio figlio e vedo che il succo di frutta che gli stanno servendo è fatto dalla ditta dove lavora Luigino. Anche senza i soldi del risarcimento suo padre è riuscito a farlo studiare ed è davvero diventato ingegnere; so che è un importante dirigente di una grossa società che fa prodotti alimentari.
-Guarda papà; c’ è scritto che questo succo è fatto di frutta al 100% senza aggiunta di acqua.-
Mio figlio mi mostra la scritta che campeggia sull’ etichetta della bottiglia; io che so com’ è andata ho qualche dubbio che l’ ingegner Luigino non annacqui anche i succhi di frutta che la sua ditta produce. Però adesso non ho voglia di raccontargli cosa successe in quella vendemmia di tanti anni fa, perché voglio godermi ancora per qualche minuto un ricordo che credevo perso; oltre le teste dei contadini che parlano della grandine adesso riesco a vedere una collina coperta di vigneti, un sentiero che divide, due uomini che sbraitano e un “dottorino” del ministero che prende il treno per Roma.
Come se non mi fossi mai staccato da quei posti, come se non mi fossi mai allontanato da quegli anni. Dalla vendemmia del ’63.

5 commenti:

  1. Ha già usurpato il premio l'anno scorso coun non racconto;giuria mi aspetto cher almeno questo racconto meriti di non essere peso in considerazione.Anna-

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  2. Sono Anna , quella del commento; insegno a Novara e ho scoperto questo premio l'anno scorso, delusa però dalla premiazione.Avendo capito che il premio nasce da una bella iniziativa a Novara, ho deciso quest'anno di mobilitare alcuni miei amici ad esprimere un commento a testa sui racconti in prossimità della premiazione, sia per dare più 'lustro ' alla iniziativa , sia per far uscire il premio da un ambito ristretto e intervenire per partecipare alla sua evoluzione.Non so se questo posso essere gradito.Ma spero di si.Oggi abbiamo fatto un pò noi a turno la parte di 'lettori giurati', un pò per convinzione un pò per simpatia.Scusate l'intrusione che spero non sia stata sgradita.

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  3. Chiedo scusa al signor Bianco per quanto scritto sulla sua premiazione dell'anno scorso e ritiro le mie affermazioni : il signor Bianco ha vinto legittimamente per le votazioni e il giudizio di una giuria competente;le mie sono state affermazioni superficiali che si fanno quando si parla o si scrive senza prima meditare;spero che il signor Bianco voglia essere comprensivo e accettare le mie scuse e non ritenersi offeso da quanto scritto;lo ringrazio per questo e gli auguro di poter conseguire nuovi e meritati successi.Anna.

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  4. I commenti sono graditissimi. La giuria nel formulare le sue valutazioni tiene conto di diversi elementi e di altrettanti background personali. Il racconto di Bianco dello scorso anno aveva una storia che ben si adattava a quella della val Bormida, dove si svolge la premiazione all'interno del Festival Balla coi cinghiali. Anche per questo il suo racconto è stato molto apprezzato.

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  5. grazie per la risposta;mi fa piacere se i commenti sono graditissimi , cercherò di segnalare il premio al maggior numer di conoscenti e mobilitarli a commentare i racconti che di volta in volta saranno in gara;spero che questo possa essere gradito,altrimenti abbandoneremo questa incursione di quest'anno venuta un pò per caso.La premiazione mi è sembrata equilibrata , al di là dei pareri personali :suggerirei come elemento di imnteresse la pubblicazione delle valutazioni integrali e dei singoli giurati.Comunque grazie per l'attenzione e in bocca al lupo.Anna.

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