La PFM è figlia di un mondo rock e come una rock band fa spazientire i presenti prima di salire sul palco intorno alle 22. Breve premessa di Franz Di Cioccio per un paio di associazioni benefiche e per la presentazione dello spettacolo e si comincia.
Così come negli anni 70 si comincia con Bocca di rosa per continuare con La guerra di Piero, Andrea, Un giudice e Giugno ‘73.
Inizia l’inevitabile ricordo del primo incontro del gruppo con Faber durante la registrazione di La buona novella e vengono naturalmente eseguite: Maria nella bottega del falegname e Il testamento di Tito.
Con il pubblico visibilmente soddisfatto, per Di Cioccio è tempo di lasciare il microfono a Franco Mussida e di riappropriarsi della batteria per l’esecuzione di Zirichiltaggia, ancora un cambio di voce e mani tutte al cielo per Volta la carta. Per far rifiatare gli spettatori ci vuole un pezzo come Amico fragile in cui Mussida può sfogarsi in innumerevoli virtuosismi.
Naturalmente non poteva mancare una parte di concerto che ripescasse nel repertorio progressive della PFM e quindi si inizia con La luna nuova e Il banchetto. Breve presentazione per Out of the roundbout, canzone ecologista, e Franco Mussida ha l’occasione di dimostrare che non si è mai troppo vecchi per suonare la chitarra. Ma in questo racconto manca ancora qualcuno e allora riflettori su Patrick Djivas per far tremare lo stomaco dei presenti con un bell’intro di Maestro della voce, canzone omaggio a Demetrio Stratos. Sembra di essere alla fine di due belle ore di musica quando viene eseguita Il pescatore ma non è così; breve uscita di scena e ritorno di Di Cioccio che promette ancora tre pezzi. Pubblico spiazzato da un intro “inedito” di Impressioni di settembre e ritorno alle origini con La carrozza di Hans, per concludere con un interminabile E’ festa con vari giochi di voce di Franz con la platea e presentazione dei musicisti sul palco tra cui mi piacerebbe segnalare il polistrumentista Lucio Fabbri che, a mio avviso, dovrebbe rinunciare alla carriera di produttore per concentrarsi su una cosa che riesce a fare in maniera superlativa: suonare.
Saluti della PFM al pubblico dopo due ore e mezza di un piacevolissimo spettacolo il tutto nel ricordo del poeta Fabrizio De Andrè. Pierpaolo Gatti
Inizia l’inevitabile ricordo del primo incontro del gruppo con Faber durante la registrazione di La buona novella e vengono naturalmente eseguite: Maria nella bottega del falegname e Il testamento di Tito.
Con il pubblico visibilmente soddisfatto, per Di Cioccio è tempo di lasciare il microfono a Franco Mussida e di riappropriarsi della batteria per l’esecuzione di Zirichiltaggia, ancora un cambio di voce e mani tutte al cielo per Volta la carta. Per far rifiatare gli spettatori ci vuole un pezzo come Amico fragile in cui Mussida può sfogarsi in innumerevoli virtuosismi.
Naturalmente non poteva mancare una parte di concerto che ripescasse nel repertorio progressive della PFM e quindi si inizia con La luna nuova e Il banchetto. Breve presentazione per Out of the roundbout, canzone ecologista, e Franco Mussida ha l’occasione di dimostrare che non si è mai troppo vecchi per suonare la chitarra. Ma in questo racconto manca ancora qualcuno e allora riflettori su Patrick Djivas per far tremare lo stomaco dei presenti con un bell’intro di Maestro della voce, canzone omaggio a Demetrio Stratos. Sembra di essere alla fine di due belle ore di musica quando viene eseguita Il pescatore ma non è così; breve uscita di scena e ritorno di Di Cioccio che promette ancora tre pezzi. Pubblico spiazzato da un intro “inedito” di Impressioni di settembre e ritorno alle origini con La carrozza di Hans, per concludere con un interminabile E’ festa con vari giochi di voce di Franz con la platea e presentazione dei musicisti sul palco tra cui mi piacerebbe segnalare il polistrumentista Lucio Fabbri che, a mio avviso, dovrebbe rinunciare alla carriera di produttore per concentrarsi su una cosa che riesce a fare in maniera superlativa: suonare.
Saluti della PFM al pubblico dopo due ore e mezza di un piacevolissimo spettacolo il tutto nel ricordo del poeta Fabrizio De Andrè. Pierpaolo Gatti
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