Biglietto numero 11573. Entriamo a San Siro soffocati dal caldo e raggiungiamo il secondo anello, settore Blu. Ci rendiamo subito conto che la visuale non sarà la migliore, ma ci accontentiamo e prendiamo posto. Un paio d’ore ancora ci separano dai Depeche Mode.
Dopo un po’ iniziano a suonare gli M83, gruppo spalla la cui musica ci arriva a mala pena e la voce non si sente affatto.
Arrivano le 21.00 ed ecco che Gahan e compagni, puntualissimi, si affacciano sul palco e iniziano, senza troppi fronzoli, a suonare: In chains è la canzone scelta per aprire il concerto, alla quale segue la potente Wrong, che il pubblico canta a squarciagola.
Lo show è impostato sui brani dell’ultimo album, tra i quali ci propongono Hole to feed, Little soul e Come back. Peace, che non mi aveva convinto su disco, scatena la folla immersa in un bagno di luce ed esalta anche me, mentre sugli schermi passano immagini pacifiste.
Ai brani di nuova produzione si alternano quelli storici della band britannica: Precious, Fly on the windscreen, A question of time, In your room e su I feel you il pubblico è in visibilio… Il suono a tratti ci arriva particolarmente debole perché sormontato dal rumore delle mani che battono a tempo di musica e dei 60.000 fans presenti che intonano i ritornelli di questi celebri brani.
Ci rendiamo immediatamente conto di quanto Dave Gahan sia una grande star, sempre pronto a saltare e ballare nonostante sia reduce da una delicata operazione, servita ad asportare un tumore maligno alla vescica. Purtroppo ciò che vediamo è poco e la regia non ci aiuta perché i maxischermi vengo utilizzati di rado per mostrare ciò che avviene sul palco.
Tra i momenti più emozionanti del concerto quello in cui Martin Gore si impossessa del microfono, si incammina sulla passerella e ci canta Home, in una versione molto semplice (voce e piano); peccato solo per l’assenza dell’assolo di chitarra di questa canzone che, a mio avviso, rimane uno dei più belli dei Depeche.
Sembra chiudere la serata il tris Policy of truth, Enjoy the silence e Never let me down again, durante le quali i fans ballano e cantano, poi il gruppo si ritira dietro le quinte. Quando, una manciata di minuti dopo, ritornano ci suonano Strangelove, Master and servant e Personal Jesus. Dave, ormai vestito solo dei suoi tatuaggi e dei suoi inconfondibili pantaloni scuri, gioca con l’asta del microfono, che indirizza verso un pubblico sempre più scatenato.
Waiting fot the night è la canzone che ci augura la buonanotte. Uno splendido duo firmato Gahan e Gore, poi le luci si spengono e le vie limitrofe al Meazza vengono invase da 60.000 persone.
Purtroppo l’organizzazione non è stata delle migliori perché in seguito ho saputo che a concerto iniziato un migliaio di persone erano ancora fuori ad aspettare in code interminabili dovute ai controlli di sicurezza…E poi… Alziamo un po’ il volume la prossima volta! Aurora Logozzo
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