Premio "Provincia cronica"
(II edizione - sezione storie per bambini)
Mariagrazia Russo - I piccoli uomini e il regno dei pesci blu
Tanto tempo fa la terra era divisa in due da un lungo fiume di acqua trasparente che non aveva né un inizio, né una fine. Lungo il suo corso vivevano popolazioni di piccoli uomini. Con le loro tende si muovevano lungo la sponda pescando e inseguendo le stagioni.
Gli uomini erano così piccoli che vedevano il fiume come un’enorme massa di acqua e pensavano che oltre l’orizzonte non ci fosse nulla.
Mentre agli adulti era permesso pescare lungo il fiume, ai bambini era vietato anche solo avvicinarsi perché si narrava che nell’acqua, dietro piccole cascate, vivesse un popolo di orrendi pesci cannibali dagli occhi a palla che adoravano la carne bianca e morbida dei piccoli uomini.
Nel villaggio degli Iroc viveva un gruppetto di bambini molto vivaci: Abi il capo in ogni gioco, Bici bello e fantasioso, Cidi il più divertente, Die una bella e intraprende bambina, Efe una bimba dall’aspetto dolce ma dall’energia incontrollata e Fegi il piccolo e mascotte della comitiva.
Il gruppetto aveva un segreto che li univa. Un giorno fuggendo al controllo degli adulti si erano avvicinati al fiume e lungo la riva avevano sentito una vocina che li chiamava e chiedeva aiuto.
“Aiuto aiuto, piccoli uomini, vi prego tiratemi fuori da questa carcassa e ributtatemi nel fiume!” Nessuno osava muoversi per paura di trovarsi di fronte al famelico pesce cannibale. Ma la vocina continuava a chiedere aiuto con voce sempre più implorante così Efe si avvicinò scortata da Abi che nel frattempo aveva tirato fuori il coltellino di legno intagliato. Gli altri bambini li seguirono e tutti insieme tentarono di rimuovere la carcassa di ferro. Tira, tira finalmente il prigioniero venne fuori. Si trattava di un enorme pesce blu con due grandi occhioni. “grazie miei piccoli amici”, disse loro appena raggiunse l’acqua “sono pesce Fortuna, abito dietro la cascata, voi mi avete salvato ed io prima o poi ricambierò il favore, a presto!!!” disse nuotando velocemente verso nord.
Da quel giorno il gruppetto si riuniva spesso intorno alla carcassa abbandonata sulla riva guardando l’acqua cristallina finché l’amico Fortuna con un guizzò e una piroetta salutava i piccoli.
Una sera tornando dalla loro passeggiata trovarono il villaggio in fermento. Gli uomini si erano riuniti nella tenda del grande capo mentre le donne parlavano concitate e sottovoce intorno ai fuochi. I bambini guardavano ammutoliti senza osare chiedere cosa stava accadendo. Fu l’intraprendente Die la prima a reagire, furtivamente entrò nella grande tenda e nascosta dietro una coperta di pelle ascoltò le parole del capo “……..purtroppo sta accadendo una cosa sconcertante…..alcuni pescatori sono scesi lungo la valle del fiume e hanno visto un enorme vortice nero che sta risucchiando tutta l’acqua. Si tratta sicuramente di un pesce mostro! Bisogna fare qualcosa perché il nostro popolo non può sopravvivere senza l’acqua! Noi e i nostri animali usiamo l’acqua per dissetarci, per lavarci, per irrigare le nostre coltivazioni e, la pesca, è la nostra principale risorsa per sfamarci! Uomini ora il nostro impegno più grande è trovare una soluzione, ognuno di noi ha tempo tre giorni per escogitare un piano”
In silenzio gli uomini tornarono alle loro tende. La tensione era alta, qualcuno o qualcosa stava rubando il tesoro più prezioso!
Die riunì il gruppetto e raccontò cosa aveva udito. La sera successiva al tramonto i ragazzi chiamarono a gran voce il pesce Fortuna per scoprire cosa stava accadendo. “Fortuna, Fortuna abbiamo bisogno del tuo aiuto” gridò Cidi. “Amico Fortuna, vieni, presto, abbiamo bisogno di te!” echeggiò il piccolo Fegi sporgendosi verso l’acqua. L’enfasi fu tale che scivolò. Abi, Bici, Cidi, Die, Efe urlarono dallo spavento ma Fortuna li aveva sentiti ed era lì sorridente con il piccolo Fegi sul dorso.
Il fantasioso Bici raccontò all’amico pesce cosa stava accadendo nel villaggio. Purtroppo gli uomini avevano ragione……qualcosa stava rubando l’acqua del fiume. Infatti Fortuna rispose “Anche il mio popolo è molto preoccupato da quando pesce Ricognitore ha visto un essere lungo tanti e tanti piedi nascondersi tra la vegetazione sul letto del fiume, Quando apre la bocca entra dentro di lui una grande quantità di acqua, sassi, vegetazione e ogni genere di pesci, poi sparisce mimetizzandosi sul fondo.”
“Dobbiamo urgentemente fare qualcosa” aggiunse Abi, “Non possiamo permettere a questo mostro di rubare la nostra acqua!”
“Ho un’idea” aggiunse pesce Fortuna …..”Aggrappatevi alla mia coda e chiudete forte forte la bocca.”
Abi agguantò la coda, Bici strinse i piedi di Abi e tutti gli altri li imitarono. Una sferzata di acqua li raggiunse ma i piccoli uomini non mollarono la presa. Presto si trovarono nel regno dei pesci blu, dove c’era gran fermento. Tutti erano impegnati a trasportare pietre per formare una diga e salvare una quantità di acqua per sopravvivere ma il lavoro era lungo e pesante ed erano affranti, era una corsa contro il tempo. Il livello di acqua nel loro regno si era abbassato paurosamente.
Cidi interrompendo il silenzio disse agli amici “Perché non usiamo questo sistema per riempire e chiudere la bocca del mostro?” I piccoli uomini e i pesci blu tacquero. Dopo un po’ Pesce guerriero parlò al suo popolo “ Forse è una buona idea. Con l’aiuto dei piccoli uomini possiamo portare una grande quantità di pietre e sigillare la voragine! Dobbiamo provare, è l’unica possibilità di salvarci”
Armati di lunghe reti intrecciate da fili di vegetazione piene di sassi, i pesci con i piccoli uomini aggrappati alle loro code partirono alla volta della valle del fiume.
Giunti nei pressi, furono attratti da un pazzesco vortice che disintegrò le reti. Pesci e bambini furono risucchiati con un gran fragore all’interno del mostro, quando la bocca si chiuse scese buio e .il silenzio. Solo il piccolo Fegi, inconsapevole del pericolo disse con la sua vocina “ Sig. Mostro, sono Fegi, un piccolo uomo della tribù degli Icor e vorrei chiederti un grande favore. Non rubare l’acqua perché è il nostro tesoro più prezioso. Senza non possiamo sopravvivere nè noi né i nostri amici!” dopo una piccola pausa proseguì “ Io non so a cosa ti serve tutta questa acqua ma se, gentilmente torni al tuo paese noi possiamo continuare a bere, sfamarci, lavarci e irrigare i nostri campi.”
Abi, Bici, Cidi, Die, Efe, Fortuna, Guerriero, Ricognitore e tutti gli altri pesci blu trattennero il respiro in attesa di essere ingoiati ma con loro grande sorpresa il mostro rispose. “Scusami piccolo uomo, non sapevo che l’acqua con la quale mi diverto a giocare è per voi un tesoro così prezioso. Non ti preoccupare lascio questo fiume al più presto!” Così dicendo aprì la grande bocca e fece uscire tutto ciò che conteneva poi, con un guizzò sparì.
L’acqua, il loro bene più prezioso era salvo!
Quella sera i bambini raccontarono la loro avventura, furono creduti, festeggiati ma anche puniti per aver disubbidito ai genitori e aver corso un grande pericolo.
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