20 ottobre 2017

La Cortina di Bologna Violenta

"Cortina" inizia come se stesse riprendendo un discorso iniziato molto tempo prima del suo reale inizio. Un discorso di quelli da fare avvisando prima il proprio interlocutore, di quelli duri, quasi una rampogna. Un interlocutore che comunque si è dimenticato il motivo del rimprovero, dimostrandosi disattento col passare del tempo.
Il disco, che esce oggi in formato Tape, in un'edizione limitatissima a cento copie, per Dischi Bervisti, si compone di dieci Criptomelodie numerate cardinalmente, in omaggio a Demetrio Stratos degli Area, eclettico pioniere del prog italiano. Non vi era soluzione migliore per descrivere il "contrasto".
Da una parte Cortina d'Ampezzo, i grog davanti al camino accesso, le cartoline con le Tre Cime di Lavaredo, l'arrivo sulle piste da sci, le pellicce sfoggiate per la colazione del primo dell'anno al bar. Dall'altra, il Trampolino Italia, protagonista della copertina dell'EP, fiore all'occhiello architettonico dello sport invernale ed utilizzato per le Olimpiadi del 1956, ora abbandonato da più di 25 a se stesso, timidamente accerchiato dai boschi del Cadore: grigio, virilmente inutile, pericoloso. Il grind-prog di Bologna Violenta esalta il senso di alienazione che prevale negli uomini quando la grandiosità muore, lasciando spazio a romantiche mostruosità e scenari da incubo. Quasi attimi. Non si tratta né di romanticismo né tantomeno di superuomismo, non viè alcuna clamorosa esaltazione dei sentimenti. "Cortina" è un disco sincopato, che riduce all'osso la malignità della solitudine scartandone le nervature e le sostanziali e flaccide attaccature di carne. Il suono esce ovattato ma diretto, dilaniato strutturalmente dal violino di Manzan e dalla sezione ritmica di Alessandro Vagnoni, ormai da due anni quasi fisso al suo fianco, che passa via leggera, senza far pesare il fatto che sia un sono grind e ferroso: percuote una batteria che ricorda i Nasum più tecnici ma anche gli Agoraphobic Nosebleed dello split con i Converge, deragliando e stoppandosi per poi arrancare ancora una volta, sino alla sommità del trampolino, onde poter avere una visione totale della vallata, quasi sino a Borca di Cadore. Il disco vuole d'altronde essere un manifesto, e così sia. Criptomelodia VIII passa tristemente trascinata, sembra quasi scomparire, mentre Criptomelodia IV è vivacissima e la Criptomelodia II è cinematografica, inizia come un tango argentino. La scena italiana ha bisogno di entità come Bologna Violenta, ha bisogno di malinconia e ha bisogno di cultura. Geografica, storica e poetica prima che musicale. Per questi motivi "Cortina" è un disco semplicemente magico. Andrea Vecchio

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