3 ottobre 2017

Arezzo emopunk: l'esordio a tutta velocità dei Mush

A volte capita che arrivino alla mia attenzione da recensire proprio i dischi che vorrei ascoltare. Mi era capitato tempo fa con Johnny Mox, mi è capitato nuovamente con i qui presenti Mush, ovvero la risposta alla domanda “che fine hanno fatto i componenti dei Kaleidoscopic”? Dalla band aretina (recuperate il loro purtroppo unico album Onironauta) arrivano infatti tutti e tre i componenti di questo nuovo progetto che, abbandonate le sonorità massicce e stordenti, si focalizza su un punk-emocore ad alta velocità ma con suoni decisamente più morbidi.

Gli arpeggi dell’iniziale Aspettando Godot lasciano già presagire questo stacco netto dal passato, la voce urlata e mantenuta al di sotto degli strumenti anche, mentre il basso martellante fa da trait d’union e si carica gran parte del lavoro energico sulle spalle. E’ strano dirlo ma un gran numero di brani suona come se i Mush tenessero il freno a mano tirato, con gli sfoghi distorti dei ritornelli che nella traccia iniziale ed in Non è più agosto durano troppo poco, mentre in Vona l’interessante atmosfera lenta e cadenzata che si viene a creare nelle strofe viene dispersa in ritornelli troppo spenti. La chitarra si relega spesso al ruolo di raffinamento dei brani, con arpeggi e riverberi che rendono arioso il tutto, ma questa scelta non è sempre azzeccata e, complice un cantato funzionale al genere ma poco incisivo, finisce per far perdere potenza ad un disco che, paradossalmente, lascia ben di rado riposare il batterista.
Da Sospeso nel vuoto, canzone che con un po’ di fuzz in più sarebbe potuta appartenere ai Mudhoney, le cose si fanno più interessanti, con E’ lunedì a caricarsi di quel testosterone che serviva.  Chitarra finalmente graffiante, basso e batteria sempre perforanti, note delicate qua e là sul finale ad impreziosirne, senza sminuirla, la potenza: Dove è la fine ci aveva già provato a caricare allo stesso modo ma calcando molto sulla velocità e poco sulla fantasia, Autunni sbiaditi lo fa (bene) alternando momenti di calma a sfoghi comunque solari, ma non riescono a raggiungere lo stesso livello della canzone precedentemente descritta.
Un capitolo a parte lo merita Tutto (o quasi), traccia che sembra pescare dal disagio post grunge ma si trasforma, col solo inserimento di una chitarra che spalma accordi dilatati sull’arpeggio già presente, in un brano che sa di polvere e vecchi saloon. Particolare ed azzeccata, la classica canzone che non c’entra niente col resto ma che, se fatta bene come in questo caso, aggiunge una sfumatura in più.

Ha bisogno di più ascolti per convincere questo esordio dei Mush, soprattutto se si è reduci da quel frastuono libidinoso che è stato il precedente progetto. Al di là dei paragoni sembra non far bene alla band l’adeguarsi, vocalmente e con suoni spesso troppo leggeri della chitarra, a cliché dell’emocore che ne smorzano l’originalità ma, per fortuna, non ne sminuiscono totalmente l’impatto sonoro. Stefano Ficagna

Tracklist:

1. Aspettando Godot
2. L'inverno 
3. Dov'è la fine?
4. Non è più agosto
5. Vona
6. Sospeso nel vuoto
7. E' lunedì
8. Tutto (o quasi)
9. Autunni sbiaditi
10. Il mio grido più forte

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