Il quarto album dei Sick tamburo si intitola Un giorno nuovo ed esce per La Tempesta dischi. Gian Maria Accusani, a capo del progetto ed ormai un tutt'uno con la sua maschera denominata Mr Man, fa anche da produttore del disco. In copertina lo vediamo donare una rosa mentre sullo sfondo c'è un'esplosione atomica. La destinataria del fiore è Miss Understanding, la quasi new entry del gruppo che ormai si alterna a Boom Girl (Elisabetta Imelio) al basso e alla voce. "Un giorno nuovo è il giorno in cui riusciamo a vedere il mondo per quello che veramente è, senza tutti i filtri dell'educazione che ci accompagnano da sempre. E' il giorno in cui lasciamo andare la maggior parte delle cose a cui davamo vitale importanza, rendendoci finalmente conto che di importanza non ne avevano alcuna. E' il giorno in cui lasciamo andare tutte quelle cose che sono solo estensioni del nostro ego e ci rendiamo conto di quanto sia importante vedere il sole che si alza al mattino. Il giorno nuovo è il giorno del grande cambiamento. Del cambiamento dentro di noi". Così recita il comunicato stampa. E di cambiamenti rispetto all'album successivi ce ne sono stati eccome. Sarebbe interessante capire cosa sia successo nel frattempo, e i testi e le musiche danno qualche indizio.
Innanzitutto siamo davanti a un album che se ne frega totalmente di cosa va di moda raccontare e del come va di moda metterlo in musica. E' un disco che mostra un'urgenza comunicativa, una potenza emotiva, simili all'esplosione atomica che si vede in copertina. E questa urgenza arriva inaspettata, in quanto l'album precedente, Senza vergogna, denotava al contrario una carenza di idee. L'attentissimo nostro amico Stefano Ficagna ne aveva parlato qui e mi trovava molto d'accordo. Da cosa derivi questa urgenza e questa esplosione non possiamo dirlo con certezza, ma il contenuto dell'album fa pensare ad uno degli argomenti più impopolari da mettere in musica: la malattia. Non serve ad arrivare al brano conclusivo, La fine della chemio, per capire che quella botta di energia che si sente costantemente nel disco è dovuta alla constatazione di qualcosa di brutto che fa virare nettamente lungo il percorso della vita e dà un taglio improvviso a tutto ciò che è superfluo. Tutte le paure e le ossessioni cantate dai Sick tamburo negli album precedenti sono materia per chi fondamentalmente sta bene e ha di che annoiarsi. Ne approfitto per esternare la mia speranza che le situazioni narrate nell'album siano frutto di fantasia e di interesse nel cimentarsi in una tematica oscura, perché se non è così mi preme sinceramente rivolgere un caloroso augurio a chiunque, nella band o vicino alla band, sia incappato nella situazione tragica descritta in alcuni testi. Sì, perché non è che il disco chiuda con una consolatoria speranza o con un augurio. Ci si ferma alla constatazione. Si prende atto che a un certo punto è successo qualcosa di brutto e si cerca di guardare, da un certo momento in poi, ai giorni che verranno come a un dono. Uno solo dei brani è cantato dalle due donne del gruppo, e si intitola Dedicato a me, mentre tutti gli altri sono cantati da Accusani che ormai è la voce ufficiale dei Sick tamburo (oltre che l'autore dei testi). Ci si accorge subito che l'album è impostato in maniera diversa dai precedenti, già dalla partenza unplugged dell'iniziale Un giorno nuovo, staordinariamente ariosa e per questo così diversa dalle classiche cadenze ossessive della band (unico esempio rimasto: il brano Perdo conoscenza). Gli arrangiamenti se ne fregano (totalmente e senza compromessi) dell'odierno e modaiolo indie rock italico e mirano a quel panorama dal quale Accusani proviene. Le canzoni parlano il linguaggio musicale (chitarristico) di uno che è coetaneo dei mostri sacri del rock alternativo e del grunge e che calca i palchi dagli anni '80. Il giro di accordi di Ad altro siamo pronti, la sequenza introduttiva del brano La fine della chemio e il suo conseguente sviluppo, sono cose che non c'entrano nulla con la musica odierna eppure, e questo è una specie di miracolo, Un giorno nuovo non è un disco che sa di vecchio. Perché quando una cosa è bella e vera lo è in modo assoluto ed indipendente dalle mode. Il brano che mi ha più colpito è Oltre la collina, perché fa vibrare esattamente le corde di quand'ero adolescente e la musica mi emozionava e mi portava via anche solo per qualche minuto. Emozione che ora si è persa, abituati come si è ad un mondo musicale contraddistinto dalla sterilità. L'elemento di contatto con l'attualità è dato dalla presenza di Motta nel brano Meno male che ci sei tu, ma la presenza del "nome" del momento non altera il contenuto musicale del pezzo. Sei il mio demone ha quell'impatto che ci si aspetta da chi fa musica con l'intento di esprimere cosa ha dentro e non solo come fenomeno esteriore. Devo dire che a metà album il pathos si arresta un po' e ci sono dei momenti, come il brano Con prepotenza, sicuramente finalizzati ad un equilibrio narrativo (si tratta quasi di un concept album) ma che non hanno lo stesso impatto dei brani situati in apertura e in chiusura. Ma d'altronde stiamo parlando di un disco pieno di esplosioni emotive e di pathos, quindi sarebbe stato impossibile (e controproducente) mantenere alta l'attenzione dall'inizio alla fine. Anche perché vi anticipo che in qualche momento, più d'uno, anche se pensavamo che i nostri cuori fossero ormai duri come rocce, si piange. La musica deve far piangere? Sì. Marco Maresca
Nessun commento:
Posta un commento