19 maggio 2012

Herself fa resuscitare Nick Drake per guardare la luna insieme


Herself festeggia dieci anni di carriera con un nuovo disco, che segna a suo modo una svolta nella carriere di Gioele Valenti, azionista di maggioranza del progetto che dalla Sicilia in questi anni ha guardato molto anche oltre confine. Nello scorso mese di aprile ha infatti visto l'uscita il quarto album, Herself, per DeAmbula Records, lavoro maggiormente band-oriented rispetto ai precedenti, con un suono caratterizzato dalla presenza di Amaury Cambuzat, leader degli Ulan Bator, che oltre ad aver suonato sul disco, ne ha curato anche il mastering. Herself con questo album riesce con eleganza e discrezione a fondere momenti tipicamente folk-Lo Fi ad episodi sognanti che non fanno rimpiangere i migliori Mercury Rev o gli Yuppie Flu più delicati e ispirati.
Gioele sembra aver colto tutto il meglio dai tanti ascolti maturati in anni di ricerca ed evidente piacere nel portare avanti un suono che non porta riscontri immediati. Sento echi di Egle Sommacal e del suo amato fingerpicking proposto copiosamente nei dischi solisti come nel bel Legno, ma anche una punta di psichedelica malinconia tipica dei live-set di Moltheni di Splendore terrore. Le esperienze sono davvero tante, ma nessuna prevale la personalità di Herself che in questo disco è emersa in tutta la sua delicata virulenza.
E così Nick Drake sembra resuscitare e migrare dalla Gran Bretagna ad un'altra isola, la Sicilia, dove fare musica non è facile, ma proprio per questo chi riesce ad arrivare a noi poveri ascoltatori del nord ha probabilmente fatto una gavetta solida e non è il solito raccomandato milanese o il paraculato di RockIt di turno... Complimenti a Gioele e complimenti alla DeAmbula, questo è un disco da 10 e lode! Uno dei migliori del 2012.
Roberto Conti

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