Raramente i Negrita avevano fallito un colpo, prima d’ora, nella loro ricerca di un’identità musicale che gli permettesse di stare a galla. Erano riusciti a riciclarsi, ogni volta, passando indenni attraverso gli anni e le mode. Dannato vivere è il settimo album in studio per la band toscana (ottavo se consideriamo anche l’EP Paradisi per illusi), e stavolta la stanchezza è purtroppo evidente. C’è di tutto in questo album: tutto ciò che avevamo già sentito negli album precedenti, ma rivisitato in chiave stanca, disillusa, rallentata. Ci sono pezzi funky e un po’ blues che potevano andare bene per l’album d’esordio, e ciò significa che sembrano vecchi di quasi vent’anni. L’iniziale Junkie beat e la successiva Fuori controllo sono brani che cercano di essere ritmati e brillanti ma che invece risultano abbastanza noiosi fin da subito, complici anche i testi che stavolta non lasciano molto, in confronto agli album precedenti. Ci sono poi alcune ballate, anch’esse abbastanza anonime: Il giorno della verità, cantata dal chitarrista Drigo, e Dannato vivere, che dà nome all’album e ne spiega i concetti principali: la frustrazione nei confronti di una vita che non lascia mai completamente soddisfatti, e contemporaneamente la speranza di poter ancora girare per il mondo, stanchi ma liberi. Alcuni brani cercano di portare un po’ di allegria: Per le vie del borgo e Bonjour, ma risultano anch’essi abbastanza fragili e segnati da una malinconia di fondo. L’unica vera novità è rappresentata, purtroppo, dal primo singolo dell’album: Brucerò per te. Una forzata ricerca della rima baciata a tutti i costi, in un brano costruito sulla ripetizione ossessiva del giro di tastiera di una canzone dei Led Zeppelin, All my love, che ormai ha più di trent’anni. Discutibile sia la scelta di andare a ripescare quella canzone per costruirci sopra un testo orribile, sia la scelta di pubblicare quel brano come singolo. Se i Negrita non avessero avuto alle spalle già parecchi dischi, e se non fossero arrivati a quel punto in cui si pubblicano album solo perché è previsto dal contratto, probabilmente la loro nuova opera ed il relativo primo singolo non avrebbero avuto speranze di pubblicazione.
Esaurito il tempo delle critiche, c’è da dire che l’album ha anche alcuni momenti pregevoli: innanzitutto, nonostante lo scarso impatto di alcuni brani, è un disco ben prodotto ed arrangiato. Gli assoli di chitarra sono sempre molto intelligenti e curati. Un po’ meno originali, stranamente, i giri di basso, che tra l’altro in qualche canzone sono mixati ad un volume un po’ troppo alto e quasi fastidioso. I brani più elettronici funzionano bene: La vita incandescente e la finale Splendido, cantata da Drigo, brano che ha come nota positiva un crescendo finale particolarmente trascinante. Più o meno sullo stesso genere è anche il brano La musica leggera è potentissima, che però non sembra confermare ciò che viene dichiarato nel titolo. Funzionano benissimo, invece, i brani reggae, a testimonianza che forse di tutte le anime musicali dei Negrita quella che funziona meglio è proprio quella caraibica. Immobili e Un giorno di ordinaria magia sono brani ispirati e fantasiosi e forse è meglio che la band prosegua proprio su quel binario, invece di perdersi in cose morte e sepolte da vent’anni. Bella anche Panico, il brano più rock ma arrangiato in modo molto orecchiabile.
In attesa che i Negrita ci regalino un album veramente ispirato, frutto della loro arte e non solo di esigenze di pubblicazione, condoniamo questa loro opera intermedia che porta con sé una stanchezza ampiamente dichiarata e visibile nel titolo, nella copertina (orribile) ed in parecchi brani. Marco Maresca
Articolo decisamente fuori luogo e con commenti inappropriati senza basi di fondo!
RispondiEliminaORRIBILE!
Chi collabora con questo sito si ritiene appassionato di musica e si sente di scrivere, a ragione o a torto, quello che pensa. Io i Negrita li seguo e li sostengo da sempre, comprando i loro CD originali ed andando ai concerti. Questo è il primo loro album che non mi piace e mi son sentito di scriverlo. Tu puoi non essere d'accordo ed è giusto che sia così, però nascondersi dietro l'anonimato non mi sembra il massimo.
RispondiEliminaMarco M.
Per niente d'accordo
RispondiElimina'Raramente i Negrita avevano fallito un colpo, prima d’ora':
RispondiEliminainiziare una recensione in questo modo sembra alquanto presuntuoso e di poco buon gusto...
Non trovo che questa recensione sia frutto di pensieri personali, piuttosto di GIUDIZI, sicuramente opinabili ma pur sempre GIUDIZI.
Forse se l'articolo fosse iniziato con critiche positive, passando poi a sviscerarne i difetti, sarebbe risultato più professionale. E' come quando si incontra una persona che ci fa vedere il suo bel vestito nuovo e prima di dirle che quel vestito le sta bene, spiccioliamo una serie di critiche negative su colori, fantasie e modello...poco carino no?
Sono anonima perchè il mio nome è completamente sconosciuto e non cambia nulla, comunque Federica è i mio nome.
concordo con Federica e io i negrita li ho sempre ascoltati e anche stavolta trovo che la maggior parte delle canzoni sono bellissime... a proposito, tu che dici che brucerò per te ha una forzata ricerca della rima baciata a tutti i costi, in un brano costruito sulla ripetizione ossessiva del giro di tastiera di una canzone dei Led Zeppelin, All my love...lo sai almeno che la canzone è dedicata alla moglie ammalata? ascolta le parole e comprendili almeno i testi prima di dire certe cazz.....si tratta di un testo dove esalta l'amore per la moglie nonostante siano passati anni e anche se sta male gli rimarra sempre accanto.... personalmente a te l'album fa cagare, bhè a me piace, come vedi non tutti la pensano come te e le tue critiche pesanti che hai fatto fanno solo pensare che ti riputi arrogante e pensi di essere oltretutto professionale... mhà ciao Gianluca
RispondiEliminaNon condivido NULLA di quanto hai scritto Marco.. stanchi e invecchiati non mi sembrano proprio.. e veramente.. vai a fondo prima di criticare un testo con quello di brucerò per te, fa stare male a sapere cos'ha dietro..
RispondiEliminaAki
Marco Maresca mi sa che hai sbagliato album!! sturati le orecchie e stroppiccia gli occhi!!
RispondiEliminaSono ricapitato oggi su questa recensione e ho letto i vostri commenti... Che dire... All'epoca non sapevo assolutamente della situazione (parecchio grave) che era alla base del testo di "Brucerò per te" e sinceramente (me ne scuso) non lo intuivo dalla canzone. Ricordo che la prima volta che l'ho sentita non era ancora uscito l'album, l'avevo sentita in radio e mi aveva fatto un effetto parecchio strano, tant'è vero che poi purtroppo ho insistito negativamente nella recensione. Avete ragione davvero a dire che non son stato professionale: anche dopo tanti ascolti, per davvero non son riuscito a capire di cosa parlasse la canzone, finché non l'ho letto anch'io come voi da qualche parte. E questo è grave. Ora che lo so, la canzone commuove anche me come voi... Oltretutto mi sento una merda per quello che ho scritto. Chiedo scusa ai lettori, ai Negrita, alla persona che ha ricevuto in dedica questa canzone.
RispondiEliminaCiao a tutti.
RispondiEliminaRagazzi sono un grande fan dei Negrita dal '94.
Ora se uno vuole idolatrare il suo mito a qualsiasi costo questo disco è fantastico...
Sono sincero..il disco non dico che faccia pena, però stento a dare la sufficienza.
Partiti in cinque che puzzavano di cantina blues e funky, nel tempo hanno perso la matrice ritmica iniziale (Zama e Franky) e un pò di smalto. Come sempre grandi professionisti ma cambiati, più al servizio della canzone.
Considerazione personale: gli ultimi dischi piacciono alle nuove generazioni e meno ai fan storici...i vecchi viceversa.
Se mi dicessero che le scelte tengono conto anche di questo, e considerato che iniziano a vendere bene a 45 anni suonati (20 di carriera) non mi sento di giudicare male il tutto.
D'altro canto vedere Negramaro e Modà che danno concerti negli stadi quasi fin da subito a me roderebbe un pochino....
Saluti.
Massimiliano.