Era il 24 novembre 1991 quando si spense Farrokh Bulsara, conosciuto al mondo come Freddie Mercury, leader dei Queen, rockstar affermata e una delle più grandi voci di tutti i tempi. A vent’anni dalla morte lo ricordiamo calorosamente come tanti fan della “Regina” perché il suo personaggio è semplicemente un’icona incancellabile. Il vuoto lasciato dal frontman della band inglese è inevitabile, ma il suo carisma ha lasciato il segno: questo perché molte rockstar lo hanno emulato (per loro stessa ammissione) e, soprattutto, la gente oggi lo conosce quanto John Lennon, altra icona del Pop moderno.
Persona schiva e timida, Mercury sul palco si trasformava nell’entertainer perfetto per le platee e, dal punto di vista musicale, ha lasciato in eredità un vero e proprio impero di idee e di ricordi. I Queen dei giorni nostri (di cui sono rimasti solo Brian May e Roger Taylor) hanno ben poco da dire, ma basti pensare al successo del musical “We Will Rock You” per comprendere quanto le loro hit siano entrate dentro i cuori e le menti della gente. Canzoni come Bohemian Rhapsody, Somebody To Love, We Will Rock You, We Are The Champions e via dicendo non hanno solo scritto la storia del rock, ma hanno creato un proselitismo per cui ancora oggi è impossibile non considerare i Queen come un gruppo cult.
E il successo di massa lo devono specialmente alla loro voce: anima del gruppo, fornitore di idee (assieme a Brian May), frontman statuario. Mercury però non è il classico cantante Rock con venature shouter: la sua influenza tenorile-classica gli ha permesso di essere versatile il più possibile (ad esempio, pensate alla disco di Another One Bites The Dust e mettetela a confronto con la fase crooner anni ’50 della cover di The Great Pretender: due mondi distantissimi. E questa sua duttilità non può lasciare indifferente l’ascoltatore. Una voce pulita con un’estensione vocale spaventosa che ha unito le masse (ma non sempre la critica) che ancora oggi idolatrano l’artista nato a Stole Town, nello Zanzibar, 65 anni fa.
Uno stile, quello del frontman dei Queen, che ha trovato diversi eredi pronti a raccoglierne l’eredità. George Michael è quello con il tono di voce più simile, Justin Hawkins (leader dei Darkness) è l’imitatore maniacale di Mercury, Brandon Flowers (dei Killers) prende molti spunti dalle sue idee compositive e dalla sua tecnica tenorile. Quello che si avvicina di più a Freddie per quanto riguarda l’approccio sul palco è probabilmente Robbie Williams, che per sua stessa ammissione (la cover di We Will Rock You ne è la testimonianza) è cresciuto con le hit dei Queen. E – udite, udite – persino Serj Tankjan, l’uomo di spicco dei System Of A Down, ha dichiarato qualche anno fa di essere un appassionato della ‘Regina’ e di essere stato molto influenzato da Mercury.A vent’anni di distanza lo spirito di Freddie, la regina del Rock, è ancora vivo ed è destinato a non andarsene. “I still love you”: questo canta in These Are The Days Of Our Lives, il cui video ritrae il cantante dei Queen con un volto scavato, poco tempo prima che si spegnesse in quel tragico 24 novembre 1991. E noi lo amiamo ancora. Marco Pagliari
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