I Mauve nascono nel 2005 a Verbania dall’incontro tra la batterista Elda Belfanti e il cantante-chitarrista Carlo Tosi (la formazione al completo presenta una seconda chitarra curata da Alberto Corsi ed una parte ritmica affidata a Matteo Frova). Contraddistinti da un’anima ruvida e prettamente underground, i Mauve si muovono da subito alla ricerca di una dimensione sonora che possa risultare grintosa e slegata, uno step che si concretizza nel 2007 con l’uscita del loro primo full lenght Kitchen Love. Emergono subito aspetti profondamente indie rock contaminati da riverberi new wave con un’attitudine shoegaze che ne completa l’intelaiatura timbrica. Sospinti dagli ottimi riscontri i quattro musicisti piemontesi iniziano un’intensa attività live che li vede impegnati a solcare numerosi palcoscenici italiani. Nel 2010 si chiudono in studio per registrare il loro secondo disco, The Night All Crickets Died, pubblicato dalla giovane etichetta piemontese Face Like a Frog Records. Il nuovo lavoro presenta una maggiore disinvoltura che sposa perfettamente la tensione creativa che si respira nei suoni dei Mauve, un’energia che sa trascinare senza dare troppi strattoni. Cerchiamo di entrare maggiormente nel dettaglio incontrando la band.
La vostra formazione si rifà molto a realtà non proprio italiane, chi vi ha ispirato maggiormente?
ELDA: Una domanda scomoda per iniziare col piede giusto. Potrei citare la triade Mogwai-Giardini-Sonic Youth, ma come vedi qualcosa di italiano c'è. Triade a parte, le influenze per ognuno di noi sono molte e spesso molto diverse. Prendi il Frova che osanna Frusciante, Alberto ultimamente in fissa con i vecchi successi Red Hot, Carlo con i suoi mille gruppi sconosciuti ed io che vago nelle cose un po' più cattive senza dimenticare l'indie italico.
ALBERTO: Abbiamo sempre ascoltato anche gruppi italiani, anzi, forse inizialmente ci accostavamo maggiormente all’indie italiano anni novanta rispetto ad ora. Anche se ci sono ancora gruppi interessanti, non dobbiamo per forza cercarli oltremanica. O oltreoceano.
Nel vostro ultimo disco, nella parte testuale, si respira un’aria quasi fiabesca.
FROVA: Sì lo penso anch’io, specie nelle parti di Elda. Da piccolo niente mi terrorizzava più di Biancaneve!
ELDA: Non era nelle mie intenzioni...il testo crudo e senza giri di parole di Grasshopper mi rispecchia di più. I grilli che passano a miglior vita con il gelo dell'inverno, i pavoni che ghignano altezzosi ed i draghi che bevono il thè come signore eleganti sono tutta metafora, non fatevi ingannare.
Per una formazione giovane come la vostra quali sono le priorità?
ALBERTO: Suonare il più possibile ovviamente, cercando di farsi conoscere ma allo stesso tempo cercando di conoscere nuove realtà e nuovi gruppi, magari giovani come noi. Fare musica propria e produrla oggi, è sempre più difficile, ma resta sicuramente la nostra priorità.
Un tempo si facevano le tournèe per promuovere il disco, oggi per poterlo produrre. Penalizza le dinamiche di una band?
FROVA: l’autoproduzione è una realtà, l’autofinanziamento una conseguenza necessaria. Se questo penalizzi le dinamiche non lo so…forse per certi versi le valorizza, nel senso che la necessità di fare cassa ci fa suonare dappertutto! Naturalmente scherzo, suonare è una passione, per cui più date abbiamo e meglio è a prescindere da questioni economiche. In definitiva non so risponderti, dovrei pensarci.
ALBERTO: Non credo, o per promuovere, o per produrre un disco, in ogni caso suonare resta una necessità a cui non si può rinunciare.
I prossimi progetti dei Mauve?
FROVA: Un nuovo video, il secondo tratto dal nuovo disco. È ancora tutto in via di definizione, ma ci sono già ottime idee.
ELDA: Siamo già alle prese con nuovi pezzi. Abbiamo molto materiale con cui cimentarci.
ALBERTO: Il cammino di Santiago. Naturalmente suonando ogni sera in ostello.
Paolo Pavone
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