14 settembre 2011

Le storie della gente viste dall'io di Marco Notari

Dura la vita del cantautore nel sovraffollato panorama musicale italiano di questi anni. Marco Notari dopo l'ottimo Babele ritenta il colpo con Io?, disco pop ad ampio spettro con interessanti momenti di sperimentazione e non poche citazioni. L'intento è quello di un album che racconti storie di persone, senza morali, "per cercare un punto di contatto con l'umanità di oggi", si legge nella nota stampa. Ascoltando lungamente il disco ho apprezzato soprattutto la buona personalità a livello autorale dei testi, meno convincente il cantato e l'incisività delle canzoni, pur nella gran cura delle sfumature e degli arrangiamenti. I punti di forza sono le ballate, più evocative ed oniriche rispetto ai brani agressivi, come Hamsik, dove non mi convince la concessione all'elettronica. Le stelle ci cambieranno pelle, singolo in cui Marco duetta con Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione (ormai inflazionatissimi ospiti/produttori/consiglieri di emergenti piemontesi) che si è anche occupato di disegnare la cover del disco, è invece un degno manifesto di questo album, con rimandi semplici ma estremamente evocativi ed emozionanti: "Leviamo di dosso tutti i sensi di colpa come i vestiti quando siamo al mere. Restiamo a godere l'attimo sul bagnoasciuga... sarà bellissimo potersi tuffare, perchè noi siamo diversi/bambini all'uscita di scuola al sabato/ leggeri e mai più sommersi, da quei meccanismo subdoli/da quelle parole, da nero rancore".
La canzone migliore del disco è un'altra ballata Canzone d'amore e d'anarchia che cita un celebre film di Lina Wertmuller. Non male anche L'invasione degli ultracorpi, brano che migliora notevolmente nel finale quando si innesta la partecipazione vocale di Dario Brunori e il ritrmo si prende una rivincita sul testo impegnato: la canzone parla di Davide e Mohammed, due uomini che guardano lo stesso cielo, uno a Torino e l'altro a Bagdad e che sono molto più simili di quanto i giornali e le televisioni vogliano far credere.
Siamo quindi lontani da Babele, che era un concept album, anche se non mancano i legami tra un pezzo e l'altro, come l'apertura Io?, ripresa nell'ultima traccia strumentale. Un buon disco nel complesso, anche se non lo collocherò nello scaffale della mia discografia preferita.
Roberto Conti

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