Gran bel posto, il romano Circolo degli Artisti. Bella gente, bell'atmosfera, bel locale, bella programmazione (soprattutto): tappa obbligata per tutti gli artisti italiani ed internazionali degni d'attenzione che si trovano a passare per la capitale. E per me, che, caso vuole, mi trovo proprio da quelle parti quando il buon Yoni Wolf, ex-membro dei seminali cLOUDDEAD, si trova a passare per il suddetto Circolo con la ciurma appresso, per promuovere l'ottimo nuovo album, “Eskimo Snow”.
L'opening-act spetta a Yosiah Wolf, batterista di Why?, che davanti ad una misera ventina di persone – quelle che si presentano all'ora esatta scritta sul biglietto, insomma – snocciola un breve set di ballate country-folk per voce/chitarra/percussioni (fa tutto da solo!), non particolarmente ispirate, seppur gradevoli nel loro seguire molto da vicino la lezione di Bonnie “Prince” Billy.
Venti minuti d'attesa, il locale si riempie discretamente: è la volta dell'entrata in scena dei cinque di Berkeley, che dal vivo rendono perfettamente gli energici e raffinati arrangiamenti in studio. La loro miscela di indie, pop e tratti hip-hop risulta particolarmente godibile nell'ora e poco più di scaletta, che inaspettatamente trae in equal misura da tutti gli album della band. Da “January twenty something” e “The blackest purse”, a “Good Friday” e “Song of the sad assassin”, senza tralasciare incursioni negli esordi della band con “Sanddollars” e l'immancabile “Rubber Traits”, i nostri riescono ad accontentare sia i fan di vecchia data che quelli dell'ultim'ora, il tutto trainato avanti dalla presenza scenica e dalla simpatia del frontman, che si lascia andare ogni tanto in qualche battuta scherzosa col pubblico allegro del Circolo. Unico neo, la durata del concerto, la cui chiusura è affidata alla bellissima “By Torpoedo of Chron's”; del resto, non si può avere quantità e qualità alla stessa misura. Si torna a casa col sorrisone stampato, in ogni caso: Yoni è un dannato simpaticone, come non volergli bene?
Fabio Gasparini
L'opening-act spetta a Yosiah Wolf, batterista di Why?, che davanti ad una misera ventina di persone – quelle che si presentano all'ora esatta scritta sul biglietto, insomma – snocciola un breve set di ballate country-folk per voce/chitarra/percussioni (fa tutto da solo!), non particolarmente ispirate, seppur gradevoli nel loro seguire molto da vicino la lezione di Bonnie “Prince” Billy.
Venti minuti d'attesa, il locale si riempie discretamente: è la volta dell'entrata in scena dei cinque di Berkeley, che dal vivo rendono perfettamente gli energici e raffinati arrangiamenti in studio. La loro miscela di indie, pop e tratti hip-hop risulta particolarmente godibile nell'ora e poco più di scaletta, che inaspettatamente trae in equal misura da tutti gli album della band. Da “January twenty something” e “The blackest purse”, a “Good Friday” e “Song of the sad assassin”, senza tralasciare incursioni negli esordi della band con “Sanddollars” e l'immancabile “Rubber Traits”, i nostri riescono ad accontentare sia i fan di vecchia data che quelli dell'ultim'ora, il tutto trainato avanti dalla presenza scenica e dalla simpatia del frontman, che si lascia andare ogni tanto in qualche battuta scherzosa col pubblico allegro del Circolo. Unico neo, la durata del concerto, la cui chiusura è affidata alla bellissima “By Torpoedo of Chron's”; del resto, non si può avere quantità e qualità alla stessa misura. Si torna a casa col sorrisone stampato, in ogni caso: Yoni è un dannato simpaticone, come non volergli bene?
Fabio Gasparini
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