14 gennaio 2017

Romanticismo e psichedelia: Umberto Maria Giardini e la libertà di raccontare il futuro proximo

La libertà è un lusso concesso a pochi, lo sa bene Umberto Maria Giardini che torna con Futuro proximo, ennesimo ottimo disco di una carriera illuminata dal buon gusto e mai ammiccante verso mode o scorciatoie.
In questo lavoro, ancora per Tempesta dischi, Giardini dismette gli abiti austeri e un po’ marziali di Protestantesima, scegliendo uno stile musicalmente vario e certamente più immediato.
E’ un disco bipolare, umorale, ricolmo di paura e consapevolezza, ma anche capace di improvvisi e ampi squarci di sereno. Ascoltate Grazia plena e mi direte quanto può essere affascinante una luna quasi sempre nera (e piena di citazioni).
Un po’ a sorpresa ci sono canzoni molto pop: Onda e A volte… sono brani radiofonici, veloci ed evocativi, vicini agli Smiths, persino vagamente ballabili, nel caso di Onda.
Poi c’è Mea Culpa, la nuova Suprema: un testo empatico accompagnato da un piano morbidissimo e da archi magistrali che cresce di intensità, cullando l’ascoltatore alla fine del disco e lasciando il desiderio di ascoltare all’infinito.
La prima traccia, Avanguardia, è invece un brano meno immediato, musicalmente l’episodio più riuscito, marziale, austero, un po’ alla Radiohead, con un testo folgorante e nero che parla un po’ di passato, ma che è anche un deciso invito a guardare avanti.
Sulla stessa lunghezza d’onda Alba boreale, il primo singolo, in cui Giardini si interroga su come saranno uomini e donne di domani, incapaci di mangiare maiale ma profondamente influenzati dalla Coca Cola e dall’Islam. Nel finale -di pura psichedelia- la band, ancora formata dagli ottimi Marco Marzo Maracas, Michele Zanni e Giulio Martinelli, si diverte non poco.
Dimenticare il tempo ha la caratura di un singolo, nel finale ha il potere di far vedere tutto azzurro, rende le facce sorridenti. Anche qui, mi direte se sbaglio?!
Nel disco si colgono i consueti marchi di fabbrica: tra psichedelia, brani strumentali (Ieri nel futuro proximo riprende il godurioso disco prog Pineda) e un lessico inesorabilmente metaforico, UMG, con la sua musica, rende il futuro certamente più luminoso del presente, soprattutto oggi, con Rolling Stone che decreta il disco di Cosmo come il migliore del 2016. Roberto Conti

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