Ho questa brutta abitudine di
fregarmene quasi sempre delle cartelle stampa dei dischi che devo recensire.
Non fosse per recepire informazioni tecniche, tipo quella relativa al fatto che
in questo album tutto è suonato dal solo Capitano Merletti (al secolo
Alessandro Antonel), cerco di sapere il meno possibilie di ciò che sto andando
ad ascoltare, finendo a volte per prendere delle grandi cantonate rispetto alle
aspettative iniziali.
Prendiamo questo Watch out for
satellites and asteroids ad esempio: il titolo dell’album e quello delle
canzoni mi avevano convinto che mi sarei trovato ad ascoltare qualcosa
infarcito di space rock anni 70, invece la vena lisergica pur presente si
mischia amabilmente con il folk ed il pop, tanto da farmi venire in mente i
Kings Of Convenience (anche vocalmente)...almeno, me li fa venire i mente dopo
ore passate a cercare di estrapolare dal mio cervello il nome del duo
norvegese, che non ce la faccio a ricordare per più di qualche minuto. Mi
capita ad esempio anche con Martin Solveig, probabilmente mi incasina il fatto
che è francese ma dal nome lo associo alla Svezia, ma questi sono cazzi miei di
cui non fregherà niente a nessuno (se c’è qualcosa che non riuscite a tenere a
mente scrivete nei commenti) e che ci stanno solamente perchè dai, abbiam
parlato di atmosfere lisergiche, almeno un po’ lasciamoci andare insomma.
Kings Of Convenience si è detto,
e basta saltare alla traccia numero cinque Newspaper
per avere una buona panoramica al riguardo: rilassatezza folk, cantato soffice
ed avvolgente, tastiere ad abbellire il tutto e dare profondità. Le tastiere
sono le protagoniste che non ti aspetti (ed organo, farfisa, wurlitzer...chi
più ne ha più ne metta), e si dimostrano tali subito dopo l’intro psichedelico Desolate space shell, contaminando Back to planet earth di atmosfere degne
di una colonna sonora (non è quindi casuale il riferimento a Piero Piccioni,
che scopro da wikipedia essere uno dei più apprezzati compositori del cinema
italiano, nel sottotitolo) e mischiandole senza paura con una psichedelia degna
della summer of love. Altro grande apporto al risultato finale lo da il basso,
che nella traccia di cui sopra e nella successiva Why do you hesitate? contribuisce al viaggio mentale, e possiamo
perdonare il fatto che in Time of stars e
God sent me a letter tenda a
riciclare idee dai brani precedenti.
Danzando abilmente fra la
psichedelia e brani dove le chitarre acustiche ed il folk si fanno
preponderanti (An egg into the sun e Morning dream su tutte) Capitano
Merletti trova anche il tempo di lasciarsi andare alla sperimentazione sonora,
con intermezzi strumentali (l’iniziale Desolate
space shell, Behind asteroids e
la conclusiva Upside-down lone universe)
che rappresentano ideali pause nella narrazione di un album che si fa carico di
domande ancestrali sul significato della vita sulla terra, sulle nostre
percezioni e sull’amore...e sì, questo l’ho letto sulla cartella stampa.
Non il trip che mi aspettavo, ma
Watch out for satellites and asteroids fa comunque viaggiare piacevolmente su
note ispirate e ben curate. Alcuni brani evidenziano fin troppo una matrice
comune, ma per essere il lavoro di un uomo solo faticosamente elaborato nel
corso di tre anni questo esordio di Capitano Merletti non può che essere
promosso a pieni voti. Fatevi un giro, non ve ne pentirete. Stefano Ficagna
Tracklist:
1. Desolate space shell
2. Back to planet earth (while Piero Piccioni is floating in my damaged brain)
3. Why do you hesitate?
4. Hard times for devils
5. Newspaper
6. An egg into the sun
7. Behind asteroids
8. Time of stars
9. On high hills
10. God sent me a letter
11. Morning dream
12. Opside-down lone universe
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