Gli Gnac, gruppo veneto giunto al
primo album dopo due anni di carriera ed un ep, sarebbero facilmente
inquadrabili come un miscuglio di Lo Stato Sociale (per il cantato) e
The Giornalisti (per gli ammiccamenti ad un certo pop dalle influenze
eighties): la verità è che questi elementi, nell'arco dei nove
pezzi, danno vita ad un quadro pieno di contrasti, cosa che risulta
ancora più strana in un disco che fa della coerenza stilistica uno
dei punti di forza.
Prendiamo i testi ad esempio:
Nonostante (impreziosita da
un estratto da Io e Annie di Woody Allen) e la seguente K2
fanno ben poco per farsi amare, col gioco delle ripetizioni della
prima che stanca presto ed i luoghi comuni della seconda che danno
anche fastidio, soprattutto quando attaccano figure stereotipate e
bersagli facili del panorama indie (Brunori Sas, Di Martino e
Colapesce): ironia e sarcasmo, si dirà, ma suona più come una
lamentela per nulla originale. Eppure altre canzoni traggono forza
dalla penna di Matteo, capace di sfoderare una buona poetica in brani
come Il peggio è passato
ed E' adesso e, pur
zoppicando un po' fra le rime, in Basso consumo ed
Istintodistinto, ma
questo fiore all'occhiello dà modo di arrivare ad un altro punto di
contrasto, ovvero il cantato.
Sebbene
la forma simil-parlata sia ottimamente adagiata su di un brano come
la già citata E' adesso (con
la buona idea di mascherarla lievemente con un effetto radiofonico
che si dimostra azzeccato) sono ben pochi i punti, nei restanti
brani, dove questa scelta si dimostri quantomeno plausibile: ecco
quindi che un buon testo come quello di Basso consumo
viene mal veicolato da una voce che non riesce ad amalgamarsi con gli
strumenti, e che in Critica all'autoconsumanesimo non
riesce a dare le giuste sferzate nei cambi di ritmo musicali. E visto
che li abbiamo tirati in balli, gli strumenti, arriviamo anche a
loro.
Il
lato musicale è sicuramente quello più azzeccato in questo Adesso,
dove i contrasti sono presenti ma solo in termini positivi: è
infatti strano come l'amalgama dell'intero album scorra liscia
nonostante il registro vari qua e là spaziando fra il pop senza
troppi fronzoli di Nonostante,
il combat folk di Aria,
l'inserto jazz di Istintodistinto
ed il ritmo frenetico di E' adesso.
La tastiera si fa sentire più degli altri strumenti ma a stupire
davvero è la sezione ritmica, che dona ad ogni brano il sottofondo
necessario a risultare godibile.
Gruppo
facile ed allo stesso tempo difficile da inquadrare gli Gnac, pieni
di elementi che, da brano a brano, risultano essere ora il punto di
forza ed ora quello debole del disco. Pur dimostrando una buona
coerenza musicale sono poche le canzoni che funzionano a tutto tondo,
meno che mai il cantato che spesso suona come un elemento estraneo
che non fa niente per seguire la musicalità dei brani. Non proprio
bocciati, ma perlomeno rimandati. Stefano Ficagna
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