L’Officina
Dei Giochi Leggeri, nasce a Novara nell’inverno del 2008. La sintesi del loro
dettame timbrico è riconducibile agli scenari impolverati del deserto del
Texas, infatti, la loro essenza si rifà al blues intenso e viscerale e a quella
conformazione diretta e senza troppi orpelli che contraddistingue lo spirito
del Mississippi. La formazione presenta Francesco Sacco alla voce e alla chitarra,
Luca Pasquino al basso e Stefano Vallino alla batteria. Nel 2010, i tre ragazzi
novaresi, registrano un Ep contenente il singolo “I Especially Care About A
Tart”, ri-masterizzato un anno più tardi da MusicalMaestro. Parallelamente la
band cura con attenzione lo scenario live, rendendosi protagonista di due
edizioni del Brianza Blues Contest di Monza e di numerose altre esibizioni
sparse nel nostro territorio. Al momento sono in studio di registrazione per
completare la scaletta del loro full lenght,nel frattempo, impariamo a
conoscerli più da vicino incontrando il singer Francesco Sacco.
Da dove deriva il vostro nome?
L'Officina
Dei Giochi Leggeri" è stato scelto perché molto evocativo: La parola
"Officina" suggerisce l'idea del lavoro manuale -che alla fine è ciò
che ogni musicista fa; "giochi leggeri" richiama invece una
dimensione non strettamente legata al "fare". Cerchiamo di fare
poesia, e ci proviamo con mani e corpo, in modo viscerale, indiscutibilmente
materiale ed immanente. E poi come nome suonava bene.
Cosa influenza il vostro sound?
Il
nostro sound è influenzato da tutto quello che ascoltiamo, leggiamo,
mangiamo…dai Radiohead a Jack Kerouac, da Robert Johnson alla pasta al pesto!
Presentate un repertorio blues in
completo stile USA, vi sentite penalizzati nel nostro territorio?
Il
blues è l'archè, ed è indiscutibile, ma in realtà in nostro repertorio è molto
lontano dalla tradizione musicale blues. Sì può dire che facciamo blues in
senso lato, parlando di emozioni, ma sicuramente non sotto un punto di vista
strettamente musicale. Non ci sentiamo particolarmente penalizzati dal
territorio, pensiamo che sia inevitabile cercare l'universalità quando si cerca
di fare arte.
Che rapporto avete con la dimensione
live?
La
dimensione live per noi è importantissima, rimane assolutamente il primo metodo
di fruizione della musica.
Avete in cantiere un album. Come sta
procedendo?
Stiamo
lavorando molto all'arrangiamento dei pezzi, visto anche il cambio di line-up.
Speriamo di non metterci troppo, ma vorremmo presentare al pubblico un prodotto
il più definitivo possibile.
Avete progetti paralleli?
Luca
e Gianluca (basso e batteria) fanno entrambi parte anche di altre formazioni,
io curo qualche collaborazione, ma ci impegnano al massimo con l'Officina.
Il sogno dell’Officina dei Giochi
Leggeri?
Il
principale nostro sogno è quello di riuscire a far sognare il pubblico.
Speriamo di portarvi lontano con la nostra musica.
Paolo Pavone
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