Una meravigliosa conferma il nuovo disco di Paolo Benvegnù, autore ispiratissimo che molti si ostinano a voler confinare in una nicchia riservata a critici e ragazzini pluritrentenni presi male.
Il nostro "eroe" della musica contemporanea continua invece instancabile a produrre materiale di qualità assoluta, da quando dopo l'indimenticata espereinza con gli Scisma sono arrivati i primi dischi solisti, Piccoli fragilissimi film su tutti. Con questo suo Hermann, Benvegnù cerca di stregare nuovamente il suo pubblico (e anche di catturarne di nuovo) con un grande disco. L'apertura, Il pianeta perfetto ci guida attraverso i riflessi di un lago, aiutandoci a distinguere il tempo perso da quello vissuto, accompagnati da una chitarra, da una voce e da archi sapientemente inseriti al momento giusto nel posto giusto. Poi Moses e Love is Talking, pezzi rock. Avanzate Ascoltate, ballata capolavoro, con un ritornello di una bellezza che rimani lì, come del resto rimani a bocca aperta e orecchie spalancate ascoltando Andromeda Maria, sconvolgente, che ti chiedi come sia possibile che la gente non possa ascoltare e innamorarsi di certi pezzi, ma preferisca incensare pseudo cantautori assuefatti alla demagogia, che si ergono a poeti. Achab in New York, con nel titolo un capitano di melvilliana memoria, pianoforte e chitarra, archi e ottoni, preludio di un finale più aggressivo e forte e liriche solo apparentemente dolci, precede un trittico interessante: Sartre Monstre, Good morning Mr. Monroe e Date fuoco, con quest'ultimo che ricorda l'ultimo, bellissimo, Battisti con i testi di Panella. Chiudono Jonnie e Jane, la dolcezza, prima di Il Mare è bellissimo, con ritmo serrato e basso che scandisce gli ottavi, adatto a un viaggio senza destinazione in un'autostrada deserta e del pezzo finale, L'invasore, scritto e cantato da Andrea Franchi.
Un disco imprescindibile, di un artista che, sbagliando, altri definiscono per pochi.
Attraverso le liriche e le musiche di questo incredibile personaggio, si viaggia nei pensieri verso un mare verticale di rara intensità art istica. Può essere lui che ci guida verso il cambiamento di costumi e abitudini di cui abbiamo bisogno, con un'opera che assolutamente lascerà il segno. g.oc.
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