Nel 2008 la reunion ed una rinnovata popolarità, prima con un concerto di supporto ad Afterhours e Patty Smith a Torino (cercate la recensione su Asap, ndr) ed un'altra data ad Urbino annunciata come una sorta di "canto del cigno", poi l'anno successivo un'altra manciata di date, un album live e finalmente un disco di inediti. Cattive abitudini arriva dopo l’ultimo lavoro da studio datato 1999, Club privé. A dare corpo al quartetto del rock-narrato bolognese, sono i ‘fedeli alla linea’ Vittoria Burattini (batteria) ed Egle Sommacal (chitarra), a loro si aggiunge il positivo innesto di Stefano Pilia (chitarra), partecipe alla reunion del gruppo nel 2008.
Questo attesissimo disco di sicuro non ha imborghesito Clementi e i suoi: i testi hanno mantenuto inalterata l'urgenza comunicativa, tra ordinaria disperazione e illusioni di avercela fatta; la musica è rimasta una spalla altrettanto indispensabile a supporto delle parole di Mimì che volano veloci come frecce taglienti verso la mente dell'ascoltatore: le cui difese vengono presto vinte, il messaggio arriva saldo, di sicuro più che con gli ultimi dischi prima dello scioglimento.
In questi anni le varie esperienze soliste dei musicisti (i tanti libri con annessi reading di Clementi e gli splendidi album solisti di Sommacal, su tutti) hanno arricchito notevolmente il progetto Massimo Volume. Il gruppo non ha affatto "venduto" la propria "anima" a favore della ricerca di un pubblico più vasto a cui propinare magliette e ogni sorta di altra paccottiglia da merchandising come hanno fatto illusti colleghi ergendosi a sedicenti paladini dell'alternativo italiano... Nonostante questo rigore i risultati sono arrivati e ai concerti dei Massimo Volume c'è sempre il pienone. Provare per credere.
Passando a descrivere le canzoni di qesto disco, sono narrazioni che meritano ciascuna più di un ascolto. Sono tutte di grande valore e meriterebbero molte righe per essere raccontate a chi legge. Nel singolo scelto per il lancio dell'album Fausto, la voce-guida richiama lo smarrito protagonista a prendere coscienza di sè e di quanti come lui sono costretti all’angolo dalla società: “Cammineremo contromano, distribuendo sorrisi a barristi, a esperti di finanza, a commesse rifatte, a completi in saldo”. Le chitarre fremono, la batteria incalza e uno sfogo di sofferenza attacca ciò che è pura apparenza, un male noto che sovrasta quotidianamente l’essenza del nostro tempo. L'apparenza è un filo conduttore presente in diversi brani come Mi piacerebbe ogni tanto averti qui (con i cori di Angela Baraldi e Marcella Riccardi) o La bellezza violata.
Le cattive abitudini conforta e appaga, merita un ascolto. Roberto Conti
Stefano Pilia è figo
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