1 marzo 2016

Giorgio Ciccarelli: esordio solista dopo una lunga carriera con gli Afterhours

Limitare la carriera di Giorgio Ciccarelli alla sua lunga e proficua avventura negli Afterhours sarebbe ingeneroso, oltre che vistosamente lacunoso: già prima di questa collaborazione i suoi Sux! avevano fatto uscire quattro dischi, ed innumerevoli altri progetti erano nati e si erano spenti prima di questa lunga parentesi (fra cui i Colour Moves, gruppo col quale esordì e con cui ha fatto uscire a distanza di più di vent’anni l’album A Loose End). E’ giusto quindi parlare di questo Le cose cambiano come dell’album di Giorgio, e non de “l’album dell’ex compagno di merende di Manuel Agnelli”, anche perché se qualche comunanza c’è bisogna pur dire che qualcosa alla band milanese, in fase di composizione, ce l’ha aggiunto anche lui.
E’ un disco che sembra prediligire atmosfere calme questo esordio da solista di Ciccarelli, che pur lasciando ampio spazio alle distorsioni anche nei momenti più tranquilli mantiene una rotta placida e non disdegna ballad rock come la title track e, con esiti meno intensi, le fin troppo elementari Tu sei l’onda e Trasparente. A fianco di questa tendenza principale vivono momenti di follia creativa come La quadratura del cerchio e Non puoi tradire un amico: violentemente elettriche (la prima quasi industrial nella sua saturazione sonora) e strutturalmente complesse, le due tracce in questione rappresentano una valvola di sfogo ben accetta ma piagata, in entrambi i casi, da melodie vocali contorte e sovrapposte che complicano il tutto oltre i limiti del necessario. Al duo si potrebbe facilmente associare anche l’iniziale (se si esclude il breve Intro strumentale) Venga il mio regno, ma pur non lesinando le distorsioni la canzone ha una struttura più facilmente digeribile e d’impatto, in cui la vera particolarità è data dal coro fanciullesco che accompagna tutto il brano.
Di una carriera iniziata negli anni 90 Giorgio fa ammenda con la chitarra terribilmente grunge di Più vicino, con la mistura tenebrosa di chitarre elettriche ed acustiche di La vita in generale e nella cadenzata Questo sì che sarà un no, che ironicamente ricorda sì gli Afterhours ma quelli della vetusta Punto G (soprattutto quando entra la batteria) piuttosto che quelli odierni. Arrivando verso fine disco si trovano poi un paio di chicche: La tua prigione, che pur senza fuochi d’artificio si dimostra un brano rock potente, ben confezionato e con un riff di chitarra ripreso spesso che entra subito in testa, e soprattutto Amore: è una parola, che si appoggia delicatamente sui feedback e su un cantato recitato dalle parole particolarmente evocative. La chiusura, affidata a Non c’è risposta, riprende l’intro ampliando le sue suggestioni ma mantenendosi leggiadra ed armoniosa.
Mi aspettavo sinceramente qualcosa di più sperimentale e rumoroso da questa nuova parentesi della carriera di Giorgio Ciccarelli, ma Le cose cambiano palesa invece i momenti migliori quando il ritmo rallenta e si esce dalla voglia di strafare delle tracce più arzigogolate o da quella, mediamente inefficace, del brano da airplay radiofonico standard (cui sfugge in parte comunque quello che è effettivamente stato il primo singolo del disco, l’omonima Le cose cambiano). E’ in questa via di mezzo, fra reminescenze del passato ed interessanti ponti per il futuro, che Giorgio mostra il meglio di sè ed una personalità forse non marcata quanto l’inconfondibile voce ma comunque ben delineata. Stefano Ficagna

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