14 gennaio 2016

Novadeaf, Carnaval: molte idee ma direzione incerta

I Novadeaf da Pisa fanno uscire il loro nuovo album e lo intitolano Carnaval. È un disco che non mi piace e che ho fatto fatica ad ascoltare, senza mezzi termini. Perché i Novadeaf penso siano una di quelle tantissime band che sanno sì suonare, ma che non abbiano ancora capito bene cosa suonare. E con questo non voglio dire che siano un gruppo innovativo o multidimensionale, imprevedibile, che abbia creato un genere tutto suo. Il loro rock è il classico rock italiano cantato in inglese che non trasmette nulla, che non comunica e che non diverte.

Carnaval parte con fittissime reminescenze grunge rock alla Soul Asylum in Music in my handssoprattutto Ten years, ma si perde ben presto nei giri a vuoto di un pop sperimentale noioso con Cloud e la falsamente tenebrosa Lead my lifeSterile invece mi piace, è una ballata acustica molto neofolk e “di formazione”: ecco, se tutto l’album fosse suonato così, con vera malinconia, sarebbe un ottimo album. Invece no, episodi come White flag non fanno altro che corroborare la mia teoria sulla mancanza totale di direzione del gruppo. Che peraltro suona egregiamente, sia chiaro. Lo spaziare dai giri di basso molto Red Hot prima maniera alle incursioni di pianole ed accorgimenti sono episodi sicuramente encomiabili, ma che purtroppo non fanno rimanere niente in testa. New gums per esempio mi piace come inizia, ma a lungo andare perde di “tiro”, di “pacca”, di impatto sull’ascoltatore insomma. Provo a pensare che sia un disco di sperimentazione pop, magari, per tornare sui miei passi e rivedere le mie opinioni, ma non ci riesco. Non mi piacciono, non li consiglierei a nessuno. Andrea Vecchio

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