11 novembre 2015

Luca Buonaguidi, un libro su Franti e uno sull'India (intervista)

Luca Buonaguidi partecipò lo scorso anno al nostro premio letterario Provincia Cronica ed inoltre presentò a Fortissimo un reading musicale intitolato Parlare alle parole, in collaborazione con Chris Yan. Parlando con lui all'epoca scoprimmo che aveva in cantiere un libro su un capitolo interessante e poco indagato della storia musicale dei primi anni '80. Il capitolo che risponde al nome di Franti, la band post-punk torinese che rimase sempre fieramente fuori dal mercato discografico e che considerava la SIAE una forma di fascismo.

Forse è stata proprio la dimensione totalmente alternativa e non ufficiale del progetto a far sì che di Franti si parlasse poco negli anni, anche nella stampa di settore. Niente di inaudito quello che è successo a Franti poiché vengono in mente anche al giorno d'oggi alcune band italiane che portano avanti un fiero osteggiamento nei confronti della SIAE e lo pagano con l'indifferenza. Con esiti anche peggiori di Franti, poiché pur riempiendo i locali, anche grossi, anche con migliaia di persone, per la stampa musicale alcuni artisti in giro da vent'anni sembrano non esistere, così come per Wikipedia, che si ostina a non comprovarne l'esistenza poiché i documenti ufficiali scarseggiano.

La nascita di un libro su Franti, intitolato Perché era lì - Franti - Antistorie da una band non classificata, comunque, dà modo di riempire i parecchi, inevitabili, spazi vuoti di un fenomeno che c'è ma che pare non abbia ufficialmente il diritto di esistere. Il libro è accreditato a Cani Bastardi (collettivo di cui Luca Buonaguidi fa parte) ed è edito da Nautilus autoproduzioni.

Ecco cosa ci siamo detti nell'intervista con Luca Buonaguidi, in cui abbiamo parlato di Franti ma anche dell'India, altra passione dello scrittore e poeta toscano.

Perché era lì - Franti - Antistorie da una band non classificata non è un libro "su" Franti ma un libro "da" Franti, "alla moda di" Franti. Cosa dobbiamo aspettarci quindi? La biografia di una band? Un romanzo? Una raccolta di aneddoti? 
Potrei definire sinteticamente questo libro come tutto l'opposto rispetto alla classica biografia musicale stile Arcana. Un libro alla Franti e intorno a Franti, come spirito prima che come band, che non esiste più da quasi trent'anni ma "lo spirito continua". Non avrebbe avuto senso fare un libro storiografico su Franti, ci hanno provato in tanti a ingabbiare Franti negli anni ma Franti è tutt'oggi "non-classificato", un randagio tra le teorie capziose della critica musicale. Ne è nato un testo bizzarro e bizzoso, che racchiude scritti di ogni tipo su tutto ciò che, a nostra personalissimo sentire, è Franti oggi: poeti, esploratori, musicisti, delinquenti, centravanti, iconoclasti, anarchici, invisibili... Fino a un mucchietto zen di pagine bianche.

Il libro è a cura del blog toscano Cani Bastardi. Chi ne fa parte? In quale modo queste persone sono in relazione con Franti?
Il blog Cani Bastardi è un gruppo di amici, curiosi e randagi musicofili della provincia pisana, che da anni danno libero sfogo alla passione indomita per il cinema, la letteratura e la musica con manifestazioni e concerti in assoluta autonomia intellettuale. Tra questi v'è stato anche quello di Stefano Giaccone. Di lì la scintilla iniziale, due anni e mezzo fa.

Come ti sei avvicinato a Franti? Hai avuto modo di incontrare qualcuno della band? 
Certo che li ho incontrati! Per questo libro Cani Bastardi e Franti sono stati una cosa sola. A Franti mi sono avvicinato sette-otto anni fa, cercando altri dischi e band italiane degli anni '80 dopo l'infatuazione per i Diaframma di Miro Sassolini (che è autore, non a caso, di una pietra/capitolo nel nostro libro sul cantare negli anni Ottanta). Avevano un suono e un'attitudine unica, ne rimasi stregato. E l'incontro con Stefano e Lalli ha confermato la mia impressione iniziale che dietro quella musica c'erano delle persone che vivevano per mettere i suoni al servizio di un'energia, mossi da un'idea sempre volta a farsi azione, tesa e ispirata da un sogno comune di autentica libertà.

Il libro contiene anche un DVD, cosa troveremo in esso?
Il DVD, curato da Claudio Paletto, raccoglie tracce audio inedite e filmati prevalentemente di West Front Video (sigla per autoproduzioni video creata negli ’80 da Claudio Paletto e Mimmo Calopresti), concerti di Franti e varie formazioni successive e parallele (Kina, Ishi, Environs, Il Lungo Addio), piccoli film sperimentali su Franti, Franti a Torino, Rock contro il nucleare, i detenuti politici nel quinto braccio del carcere Le Nuove e altre visioni di quegli anni, ancora: di Franti come spirito. Un flusso di immagini intenzionalmente disturbate dedicato "al battito del mio cuore", che da oggi permette di fare un'esperienza anche visiva di Franti, di quello spazio di libertà e di quel modo di fare e di dire. Quell'energia che il libro evoca a parole, il DVD la dispiega in immagine e rumore. 

Come mai Franti è stato sempre un "non classificato"? Esiste nel panorama attuale qualcuno che porta avanti lo stesso tipo di messaggio?
Come pensa Lalli, Franti forse oggi è quattro ragazzi che suonano in un garage scalcagnato. Senz'altro Franti è fuori dalla scuola, non è morto e si muove nell’ombra. Adesso, mentre ti sto parlando Franti sono io, Franti sei te, Franti è chi ci sta leggendo adesso. O almeno, c'è questa disponibilità da parte di Franti verso chi si interessa ad esso. Franti è sì uno spirito che attraversa le epoche, ma è anche una pratica d'azione, una lezione di libertà di cui sta soltanto a noi fare tesoro o voltare lo sguardo. 

Per finire, qualche parola anche sul tuo nuovo libro India - Complice il silenzio, uscito per Italic.
È la testimonianza di un’esperienza. Come la chiamava Moravia, “l’esperienza dell’India”. Nel 2013 ho fatto un viaggio di cinque mesi, da solo e via terra tra Sri Lanka, India, Bhutan, Nepal, Tibet e Kashmir. Al ritorno mi sono ritrovato tra le mani uno strano libricino, un qualcosa di inclassificabile, una proposta di incontro tra la letteratura di viaggio e la poesia: un diario di viaggio in versi, in cui questi si offrono al servizio della geografia dell’India e dell’anima e viaggiano con me, attraverso me e il subcontinente indiano. Una proposta per una geografia sentimentale dell'India a cura del viaggiatore, con numerose citazioni di scrittori e mistici indiani e non sull'India e sul viaggiare, nove mie fotografie itineranti e una preziosa postfazione di Giulia Niccolai sull'esperienza dell'India e della poesia.



Ringraziamo Luca Buonaguidi per la gentile intervista e gli auguriamo un gran bene, come facciamo con tutte le persone che approfondiscono i lati meno visibili della musica e dell'esperienza umana, poiché la loro curiosità va a beneficio di tutti. Marco Maresca

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