23 novembre 2015

Le pareti da scalare di Caso nel nuovo album Cervino

Cervino è il primo album di Caso, cantautore bergamasco ormai sulle scene da più di cinque anni, con alle spalle una band. Sì perché sino ad ora Andrea Casali ha viaggiato in lungo e in largo per lo stivale da solo o quasi, esibendosi e registrando dischi senza l’aiuto di altri strumento che non fossero la sua chitarra. Finito l’excursus storico, Cervino, il suo quarto disco full lenght, esce per To Lose la track, Sonatine e Corpoc, si compone di undici canzoni ed è un disco stupendo.

Suvvia, cosa vi aspettavate? È un disco dal quale si imparano un sacco di cose: sui grafici a colonna, sul calcio, sui contratti collettivi, sugli zaini che usavamo a scuola, sul fumare anche mentre si fa benzina, su Walter Bonatti (orobico come d’altronde lo è Andrea) e sullo stare da soli. Caso canta ciò che siamo e ciò che avremmo sempre voluto cantare ma non abbiamo mai avuto il coraggio di farlo. Si mangia le parole, arpeggia malinconico e restìo, cambia la posizione degli accenti per far funzionare le parole tra di loro riuscendo a creare persino ritornelli che ti fanno rannicchiare su te stesso e sentire piccolo piccolo come “...senza forza, senza un posto dove andare, senza riparo, senza voglia di tornare a un mondo che non mi appartiene, a un ruolo che non mi conviene, a un posto di lavoro qualunque...”, nella prima e catartica Blu elettrico. Se le secchiate d’acqua in faccia se le prende lui, allora ce le prendiamo anche noi senza scappare, perché siamo sulla sua stessa barca: non c’è distacco tra Caso e chi lo ascolta, non vi è diversa coscienza o diversi sentimenti di appartenenza. e non lo dico perchè l'abbia visto suonare dal vivo ed abbia avuto la fortuna di conoscerlo personalmente. Lui descrive le persone come Dickens e le fa agire come le farebbe agire Updike, sottolineandone le nevralgie e i sentimenti a cui ci sentiamo maggiormente legati. Non le scompone nè le perde per strada: le blocca. In mezzo a noi con la sua chitarra come sempre, sia ben chiaro. Non mi soffermo sulla metafora Bonatti (che compare nella incredibile e maggiormente legata al passato da solista Atletica leggera ) – Cervino, perché le pareti sono da scalare in ogni nostra giornata e quindi tutti noi sappiamo come va a finire. Che sia la nord del Cervino e la croce di ferro in vetta o la est del Rosa a stapiombo su Macugnaga, Caso ci darà sempre una mano nell’ascensione, fidatevi. Andrea Vecchio

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