10 giugno 2015

Manic street preachers a Edimburgo per The Holy Bible 20 tour - Report live

Se è vero che gli anni ‘90 stanno tornando di moda, è anche vero che musicalmente parlando sono stati anni di grandi scoperte e intensità, rockstar e teenage angst. Proprio nel 1994 usciva The Holy Bible, terzo album e capolavoro dei Manic street preachers che l’anno scorso ha festeggiato il ventennale con un box set.
Le celebrazioni sono culminate con una serie di date per portarlo dal vivo dall’inizio alla fine: 7 a dicembre nel Regno Unito andate esaurite in poche ore lasciando a bocca asciutta i fan, poi altre negli Stati Uniti e infine 4 tra maggio e giugno, con la data di chiusura a Cardiff per una serata evento che riporta i gallesi a casa.

Noi siamo andati a Edimburgo, dove trascorriamo le ore in coda sotto un inusuale ma piacevole sole. Una volta entrati, la prima cosa che colpisce è la scenografia, perfettamente in linea con l’immagine della band ai tempi di The Holy Bible: enormi reti mimetiche coprono gran parte del palco mentre l’immagine del volto di Cristo in croce si eleva sulla grancassa della batteria. Anche i fan più devoti che si accalcano alle prime file sono rigorosamente in stile mimetico tra divise, spillette dell’URSS, falce e martello a testimonianza che un album da solo è diventato culto.
Al posto del gruppo spalla i Manics optano per un dj set, per preservare la sacralità di un concerto/evento pensato principalmente per i fan. Sul palco soltanto loro: James, Nicky e Sean con la presenza di Richey Edwards palpabile nei testi e nell’immagine della band - la sua assenza è invece un macigno per i suoi amici d’infanzia e compagni di band.
La prima parte del set è composta semplicemente dalla tracklist di The Holy Bible, eseguita in ordine. Pubblico in visibilio, tutti cantano a squarciagola, qualcuno fa crowdsurfing e i Manics fanno capire più volte che apprezzano tanto entusiasmo, specialmente su pezzi come Faster, Yes e She is suffering. Inutile storcere il naso: i Manics sanno benissimo di non avere più 25 anni e la cosa davvero apprezzabile è che non fingono di averli come i Green day. Nemmeno con i pezzi più punk e grezzi come PCP e Revol sfigurano: le loro abilità tecniche e grande esperienza live li rendono solo più precisi, non certo meno incisivi. In alcuni brani è davvero difficile infilare tutte le parole nella metrica e quando non riesce James lascia fare al pubblico; la forza e l’unicità del disco stanno anche in questa sua caratteristica. 
Dopo una decina di minuti di intervallo il concerto riprende con il secondo set, un’accattivante selezione di brani più recenti come Golden platitudes (commovente dal vivo “la sinistra liberale ha distrutto ogni pezzetto della nostra giovinezza”), Walk me to the bridge e i classici You love us, Motorcycle emptiness, If you tolerate this your children will be next. La voce più bella del Galles ci regala la meravigliosa The everlasting in versione acustica e poi un regalo ai fan più fedeli, Condemned to rock’n’roll: brano di chiusura di Generation terrorists mai suonata dal vivo prima d’ora (se non in acustico, e scherzosamente, dal solo James in uno showcase anni fa).
La sensazione che si ha tornando in hotel sotto la pioggia è di aver assistito non solo ad uno spettacolo completo, ma anche l’aver ricevuto un regalo da parte di una band che non delude nemmeno quando rimaneggia il proprio passato, rendendo onore ad un disco inarrivabile come The Holy Bible. Diana Debord

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Galleria foto del concerto

1 commento:

  1. grandi! bella recensione dei Manic street preachers mi piacciono soprattutto i primi 3 album

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