Sono in due, vengono da Torino (e
non dal sudovest degli Stati Uniti, luogo a cui rimanda il titolo per
cinefili) e fanno un rock diretto e senza troppo fronzoli. Sono Blue
alla voce ed alla chitarra e Bettie alla batteria e sì, la prima
cosa che fanno venire in mente sono i White Stripes: inevitabile il
paragone visto l'incedere di Bettie dietro alle pelli, divisa fra
semplicità ed essenzialità (e c'è una certa differenza fra le due
cose), ma nei Bettie Blue c'è anche qualcosa che li scosta dal
prototipo e gli dona un'anima propria.
L'impronta musicale innanzitutto.
Più scura quella del duo torinese, un approccio che si scontra
piacevolmente con la voce reverberata di Blue e che porta vicino a
suggestioni stoner nella conclusiva Yuma,
azzeccata col suo ritmo zoppicante nelle strofe, e nei ritornelli al
fulmicotone di Mamba surf,
sorta di rivisitazione spettrale del genere evocato nella seconda
parte del titolo. Capaci di rendersi anche melliflui con No
doubts, in cui il produttore
Omid Jazi col piano aiuta a ricreare un'atmosfera intima squarciata
da ritornelli in cui tornano padrone le distorsioni (invero un
canovaccio troppo simile alla recente Kalopsia
dei Qotsa, pur rimanendo un ottimo brano), i Bettie Blue rimangono
comunque perlopiù legati ad un rock'n'roll che prevede sia pezzi
coinvolgenti, come l'iniziale e grintosissima Un processo
attento e la monolitica Opera
tua (ottima qui la linea vocale
di Blue negli intermezzi più scarni), che altri meno incisivi:
troppo statica su di un riff comunque piacevole Il mio
personale mostro di Loch Ness,
interessante solo a tratti Everything but you,
la vera pecca del lavoro del duo è La persistenza della
memoria che, a dispetto di
un'atmosfera rarefatta comunque curiosa, scade presto in una
ripetitività che ne toglie in fretta qualunque fascino.
Otto pezzi
veloci e diretti, con buoni spunti qua e là senza però che arrivi
il riff che ti si stampa a caldo in testa: i Bettie Blue sfornano con
questo loro primo disco un lavoro sicuramente curato e con una sua
personalità ma ancora privo di idee che lascino veramente il segno.
Piacevole ma non epocale insomma, attendiamo però curiosi gli
sviluppi futuri. Stefano Ficagna
Tracklist:
1. Un processo attento
2. Il mio personale mostro di Lochness
3. La persistenza della memoria
4. Mamba surf
5. No doubts
6. Opera tua
7. Everything but you
8. Yuma
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