10 febbraio 2011

'Ascolti emergenti' di febbraio (seconda parte)

Malvachimica - Dipende dai giorni ***
Tre elementi compongono la Malvachimica. Tre ventenni dalla provincia toscana all’esordio discografico con l’ep Dipende dai giorni. Un acquerello a tinte forti, sospeso tra speranze e verità. Cinque istantanee cantate con grinta e talento, canzoni "vere" e "sentite" da non lasciarsele sfuggire. Si parte con Malcomune che mi ha subito ricordato i Tre allegri ragazzi morti, poi si prosegue con Parlo alle allodole, malinconica e struggente, con un bel crescendo chitarristico, poi si prosegue con I vigneti, quasi folk, con un testo govanile, un brano fresco e decisamente pop. Poi Lo zio d’America, svolta verso sonorità rock e più cupe. Infine L’isola, molto ritmata, mi ha ricordato qualcosa tipo Eroi del silencio o Timoria. Davvero interessante questo esordio dei Malvachimica mischia generi diversi con una discreta dose di originalità. Marco Colombo


Emblema - Keep out from me **
I prolifici Emblema danno alle stampe il quarto disco in quattro anni. Questa volta scelgono brani in inglese, a metà strada tra tendenze alternative e retrogusti vintage. Si tratta di un album tendelzialmente rock che strizza l’occhio ai mitici seventies ma che mantiene comunque una sua originalità di fondo. Da rilevare l'imponente muro sonoro di chitarre, anche se in qualche passaggio non mancano episodi più easylistening e orecchiabili. Tra i miei pezzi preferiti Trashing smashing e A step ahead. Marco Colombo


San La Muerte - San la muerte ***
San la muerte è il nuovo side project di Leo Pari e Renzo Fiaschetti, un disco registrato quasi interamente in presa diretta tra Los Angeles e Roma. Album rock e country allo stesso tempo fortemente influenzato dal tema del viaggio e dalle desolate lande americane. Anche il nome rievoca un santo, non accettato dalla chiesa, venerato nel centroamerica da tutti coloro che cercano di crearsi una vita al di fuori dall'illegalità (contrabbandieri, puttane e quant'altro). “Lungo la frontiera si strotola perdendosi all’orizzonte la strada dei mercanti di anime. Trattano carne da macello senza udirne i lamenti. La vita che resta si racchiude in un canto”, ci piace questa frase che riassume lo spirito on the road di questo album cantato in italiano, interessante, ma forse un tantino monotematico. Marco Colombo


Mirror Man - Stelle di ruggine **/
Leonardo (voce e chitarra), Luca (batteria), Paolo (basso) e Stefano (armonica) formano i Mirror Man, band che propone sonorità che attingono a per stessa ammissione del gruppo a riferimenti che vanno da Tom Waits a Tim Burton, da Kurt Weil a David Bowie fino a Nick Cave. I testi sono però in italiano. Scarna, antivirtuosistica, la musica dei Mirror Man vorrebbe essere densa di sensazioni, disseminata dei segni espressionisti estratti dal cilindro di un cabarettista tragico. Così si definiscono nella nota di presentazione, descrizione che in parte condividiamo ascoltando il disco, terzo della band. I testi trattano temi diversi: la solitudine, la lontananza, l’amore, la morte, il sogno... Meritano un ascolto, pur non brillando nella lista del mio gradimento personale. Marco Colombo


Vanderlei - L’inesatto ***
Il biglietto da visita dei bolognesi Vanderlei è sicuramente, per quanto riguarda questo loro lavoro uscito il 22 ottobre dello scorso anno, la produzione artistica di Paolo Benvegnù. L’inesatto esce a due anni del primo lavoro della band, l’ep 1234. E’ un album molto particolare ed originale sospeso tra sonorità rock e post-rock. A tratti oscuro e di difficile ascolto, rappresenta sicuramente qualcosa di ricercato nel panorama indie italiano. Composto da nove canzoni che saltellano tra giochi amorosi, esaltazione dei sensi e consapevoli debolezze. “Un album volutamente fuori dal tempo e dalle mode musicali” - come si precisa in una nota - che dà il la a una nuova e (forse) promettente carriera. Personalmente mi è piaciuta molto Pittori, emozionante e intensa, Santissimo dubbio con una chitarra davvero molto bella sia come "parte" che come suono, questa canzone mi ha ricordato i primi Liftiba. Marco Colombo

Daniele Fortunato - Ad occhi chiusi ***
Casi strani della vita: ascolto centinaia di cd di artisti sparsi per l’Italia e non mi accorgo di validi artisti locali. E’ il caso di Daniele Fortunato ascoltato per caso a Novara una sera fredda di dicembre. Ed è stato colpo di fulmine poichè Daniele, con la sua chitarra acustica e la sua voce acuta, ha infilato tre pezzi uno più bello dell’altro. Ecco quindi che mi sono premurato di acquistareil suo ep Ad occhi chiusi. L'ascolto mi ha confermato le emozioni di quellaserata. La musica è sospesa tra il pop-rock del pezzo Voci, con un bel tiro e un testo che culmina nella romanticissima frase: “... di notte stringo forte le tue mani, solo al pensierto tu, lo sai che freddo c'è, ti va se ti telefono domani, Tu dove sei....Tu dove sei...”. Si prosegue poi con la bella Ad occhi chiusi, con un dolce pianoforte e la vocalità di Daniele che si fa più intima per raccontare “se ad occhi chiusi si può amare, si può amare ancora un po’...”; si prosegue con Vedrai, molto smart e leggera, canzoni quelle di Fortunato che fanno della trama acustica e dell'amore, di cui parlano la maggior parte dei testi, i propri capisaldi. Infine il brano di chiusura, che è anche il mio preferito, Il pianto delle note, terribilmente intimo e romantico. Una bella scoperta quella del cantatuore novarese che merita tre *. Marco Colombo

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