18 ottobre 2010

Edda è tornato, nervosamente in bilico tra dolcezza e disperazione

Stefano Rampoldi, in arte Edda. Qualcuno di voi forse se lo ricorderà nei Ritmo Tribale, band troppo spesso dimenticata cui il rock nostrano degli anni '90, a cominciare dagli Afterhours, deve moltissimo. Conclusa l'esperienza coi RT nel 1996, Edda piomba in un buio periodo di ricerca interiore, passando attraverso tossicodipendenza, comunità e cantieri. tredici anni dopo, nel 2009, Edda interrompe il silenzio tornando con Semper Biot, un disco acustico sincero, sofferto e struggente, straordinario sia per gli arrangiamenti minimali ma articolati e mai banali, in cui si intersecano violini, tastiere, mandolini e carillon sopra la classica base voce-chitarra, sia per le liriche fortemente autobiografiche, cariche di una forza poetica inusuale per il cantautorato odierno, dove Edda, fedele al titolo dell'album, non ha paura di mettersi davvero a nudo con cruda ironia (Milano: "Sapessi com’è strano/Essere tossica dipendente di Milano/Bucarsi tra la gente che ti guarda e dice/sto deficiente è di Milano”). Il particolarissimo stile canoro di Stefano, a tratti quasi androgino, sempre nervosamente in bilico tra dolcezza e disperazione, grido trattenuto e convulsione, chiude il cerchio regalandoci un disco che sorprende e arriva dritto al cuore (non per niente lo fa arrivare tra i finalisti del premio Tenco).
A conferma di un artista in vero stato di grazia, arriva nel settembre 2010 In Orbita, un ep live registrato a marzo negli studi di Radio Capodistria. Edda dal vivo è ancora più nudo e graffiante (complice l'organico ridotto), la spontaneità prende il sopravvento sopra le strutture rigide della forma-canzone e si trova così spinto a rielaborare sul momento i propri pezzi, in una irripetibile esecuzione che già dal suo incipit, una cover di Suprema di Moltheni, dà prova di grande carisma. Edda senza dubbio non potrà piacere a tutti: per alcuni sarà solo un pazzo con problemi di dizione, ad altri non andranno giù le sue contorsioni vocali. Se però avrete la pazienza di far abituare il vostro orecchio al mondo storto di Stefano, scoprirete un cantautore sincero, a suo modo unico e pregno di emozioni che attendono solo d'esser colte. Fabio Gasparini

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