A due anni di distanza da Amen i pluripremiati Baustelle tornano con I mistici dell'occidente.
Il disco prodotto da Pat McCarthy, già al lavoro con Rem, U2 e Madonna (nei ringraziamenti dei credits viene ribattezzato infatti ‘The Magician’, proprio per la sua abilità in studio), contiene 12 tracce ricche di contenuto e di riferimenti, orecchiabili e furbette.
Bianconi ha abbassato un po' il tiro compositivo per cercare di arrivare alla massa pop, e in questo senso la "cometa" scritta per Irene Grandi allo scorso Sanremo ha già acceso una scia nitida in questa direzione.
La struttura melodica dei pezzi è più semplice e meno orpellata anche a vantaggio dell'esecuzione dal vivo che rappresenta un po' il tallone d'achille della band (come raccontato dalle recensioni pubblicate su Asap).
Anche la presenza vocale di Rachele (le hanno lasciato l'ansimare erotico in Groupies e la piacevole La bambolina) è stata limitata a favore di un maggiore protagonismo di Francesco Bianconi, sempre più one.man.band incontrastato, che si permette di raccogliere gemme qua e là nel panorama della musica italiana (da Paola&Chiara a Battiato) e straniera, attingendo all'estro creativo dei Pulp e in generale a diverse esperienze della scena british.
Ne nasce un impasto sonoro interessante e piacevole, forse un po' snob... Ma in fondo i Baustelle si rivolgono per lo più a quella fetta di pubblico maistreem che si crede alternativo e la band evidentemente è lo specchio dei propri ascoltatori (vedi anche imitazioni del look che arriveranno a breve)...
Il titolo del disco è la citazione di un noto romanzo di Elémire Zolla: saggista, filosofo e storico delle religioni nonché esperto conoscitore di dottrine esoteriche e studioso di mistica occidentale e orientale. Zolla è scomparso nel 2002 proprio a Montepulciano, la città in provincia di Siena da cui arrivano i Baustelle. Nessuna ‘coincidenza’ quindi: l’ispirazione è assolutamente palese.
Venendo alle canzoni, si respira un'atmosfera piuttosto agreste, con tanti riferimenti alla natura e alla frizzante aria primaverile (o estiva): Le rane è una squisita canzonetta in stile provincia cronica, così come la ritmata L'estate enigmistica. I Baustelle sembrano aver risolto l'anagramma dell'infelicità, forse non avranno più l'età delle illusioni, forse -più semplicemente- avranno di che sorridere visto i risultati ottenuti e il relativo successo.
Il singolo Gli spietati è vagamente retrò e ricorda nella prima parte Ragazzo triste di Patty Pravo: anche in questo caso il testo si semplifica e la musica si fa più orecchiabile (i tempi "dell'eterno roteare come agnello nel kebap" sembrano piuttosto lontani). La canzone della rivoluzione racconta di profeti inascoltati, così come il sindacato: uno specchio della società odierna. San Francesco è un'altra traccia particolarmente piacevole, il percorso semplice del frate che parla con i passeri dà adito ad interpretazioni che possono andare ben al di là del significato più palese, ma nulla è esplicito e sta a chi ascolta riuscire a cogliere il livello dei tanti messaggi contnuti in questo splendido disco.
Roberto Conti
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