E' di un paio di giorni fa la notizia che il dialetto è stato introdotto da regolamento nel Festival di Sanremo 2010. La notizia ha fatto, e fa, scalpore, non tanto per la possibile presenza delle canzonette cantate nelle "lingue" regionali, cosa che accade da sepmpre con episodi fin troppo frequenti, vedi i pezzi in Napoletano, ma per la necessità di una tale specifica nell'articolo 6 del regolamento.
Ma di cosa ci stupiamo? Si sa che il Festival è specchio della società e dei tempi che viviamo, e anche della politica: quindi il dialetto, tanto caro alla Lega, non è altro che un strumento per far finire Sanremo in prima pagina (con una non notizia, naturalmente) e per far infuriare le redazioni dei giornali. Apprendiamo infatti, dal blog di Marinella Venegoni, che di Sanremo si occupa da anni per La Stampa, che l'altro giorno la notizia del dialetto è stata "spacciata" come anteprima sia al Corriere della sera sia a Repubblica, che l'hanno sventolata in prima pagina entrambi, credendola un'anteprima esclusiva.
Apriti nuvoloso cielo sanremese! Questo scherzetto ha scatenato le ire dei giornali 'esclusi' dalla soffiata, ma anche del quotidiano milanese e di quello romano ignari compagni di anteprima, verso la Goigest, l'ufficio stampa che si occupa della 60a edizione della kermesse.
Bene, il caso mediatico è stato creato e l'obiettivo ancora una volta raggiunto a discapito delle canzoni, come sempre.
A febbraio a condurre ci sarà la sciabordante Antonella Clarici che sarà probabilmente affiancata da importanti spalle maschili che si alterneranno di sera in sera. Della musica poco si sa per il momento. Ci saranno presenze importanti dei talent show, ci sarà la solita sfida al 'massacro' di SanremoLab, ma dei big ancora poco o nulla è dato sapere...
Roberto Conti
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