Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Marco Manzella e con gli altri componenti del Disordine delle cose, in occasione del concerto a Novara di qualche tempo fa per la presentazione del loro disco appena uscito.
Allora, possiamo cominciare....prima domanda: da dove deriva il vostro nome? È legato a qualcosa in particolare?
Marco Manzella: Inizialmente il progetto era solo mio come solista... in realtà non si trattava di un vero e proprio progetto, avevo solo inciso tre canzoni ed il titolo dell'Ep era Il Disordine delle Cose e quindi poi quando ho deciso di non andare avanti da solo, perchè non mi piace lavorare da solo, ho chiamato i miei migliori amici musicisti per proseguire l’avventura e non sapendo come chiamare la nuova formazione ci siamo chiesti perchè non chiamarla come il titlo dell Ep.
Ma tu lo hai preso da qualche parte (il nome, ndr)?
Marco Manzella: No... è un nome che ci si addice... in primis al sottoscritto e quindi era un comune denominatore per tutti quanti. In fondo abbiamo tutti questa vita un po’ disordinata che comunque ci piace perchè la consideriamo "un’alternativa alla banalità".
Come sono nate le collaborazioni, nel disco sono presenti tantissimi ospiti?
(vedi recensione del cd)
(vedi recensione del cd)
Marco Manzella: Noi siamo dentro al circuito indipendente da tanti anni e quindi abbiamo coltivato delle amicizie. Artisti come Perturbazione, Marta sui Tubi, li abbiamo visti crescere e noi siamo in qualche modo cresciuti con loro. Si sono resi molto disponibili a collaborare con noi e hanno creduto nel nostro progetto musicale.
Chi si occupa della stesura dei testi, e anche degli arrangiamenti?
Marco Manzella: I testi per la maggior parte li ho scritti io ma alla fine la mia scrittura passa al vaglio di tutti quanti e almeno quattro testi dell'album non sono scritti da me: uno è stato scritto da Vinicio Vinago, due da Luca Schiuma. Per quanto riguarda gli arrangiamenti, li curiamo un po’ tutti anche se ci appoggiamo tantissimo al pianoforte di Luca.
Tornando a Luca e Vinicio, cantano anche loro nel disco. Mi chiedevo appunto da dove venisse questa scelta multipla, di cui peraltro mi complimento del risultato?
Luca Schiuma: Per quanto mi riguarda la colpa è di Marco (Manzella) che mi ha spinto "all'interpretazione cantata". Sono contento del risultato....
Marco Manzella: Il motivo principale è che li hanno scritti loro quei pezzi, quindi a me piace l'idea che fossero coloro che hanno scritto il brano a fornirne un'interpretazione. La migliore interpretazione insomma è quella dell'autore...
Sui testi ho notato che affrontate temi diversi: da cosa prendete spunto?
Marco Manzella: Da esperienze di vita: ad esempio anche il pezzo l’Idiota che fa venire in mente un personaggio politico noto...
E' la caricatura sull’album che vi tradisce...
(risate generali)
Marco Manzella: Eh sì, è vero. Però quel disegno di personaggi ne reppresenta almeno tre... Ci ispiriamo a quello che sentiamo in certi momenti, a volte viene prima la musica e poi il testo, altre volte è il contrario, ma in tutti e due i casi dipende molto dal 'momento' che stiamo attraversando.
Mi potete raccontare qualcosa circa il vostro progetto di abbinare musica e fotografia durante i live?
Marco Manzella: E' un’idea nata dal fatto che noi vogliamo fare molti concerti e vogliamo dare spazio ad un’altra forma di arte oltre alla musica, cercando di fornire allo spettatore un aiuto per capire meglio la musica anche attraverso la fotografia e viceversa.
Il disco è uscito per l’etichetta dei Marta sui Tubi “Tamburi Usati”. Mi potete dire qualcosa circa la nascita di questa produzione di Giovanni e Carmelo?
Marco Manzella: Anche in questo caso eravamo molto indecisi su quale etichetta fare affidamento e mentre registravamo il disco, Carmelo che ha anche suonato nel disco è venuto due giorni con noi a Torino e alla fine lui stesso ci ha proposto di essere proprio la prima produzione della loro neonata etichetta. Per noi è stata una grande soddisfazione.
Ascoltando il disco si sente l’influenza di questi gruppi (Marta sui tubi e Perturbazione, ndr). I vostri ascolti al momento che cosa comprendono, oltre a queste ottime band della scena indipendente?
Marco Manzella: Noi ascoltiamo un po’ di tutto.
Luca Schiuma: Io mi sono fermato al 1976!! (risate generali)
Marco Manzella: Penso che la cosa più bella di questo progetto sia il fatto che gli altri non riescono ad etichettarci, e questo appunto è dovuto al fatto che arriviamo tutti da esperienze simili ma nello stesso tempo anche eterogenee: quindi c'è chi di noi è orientato più sul prog, chi più su pop e il rock. Spaziamo da Tenco e Ciampi fino ai Mogwai o ai Mew, o altro ancora, e secondo me questo un po’ nel disco si sente. Ci sono poi dei denominatori comuni come i Beatles e la musica italiana indipendente, questo è naturale.
A me il disco è piaciuto molto e anche io ti confermo che siete difficilmente etichettabili... quindi adesso sono molto curioso di ascoltare un nuovo lavoro del Disordine...
Marco Manzella: Stiamo lavorando già a qualcosa, ma è ancora troppo presto poichè adesso siamo impegnati con un lungo tour per la promozione del disco... e quindi è ancora presto per parlare veramente di un nuovo album. Ce lo vietiamo perchè se dovessimo cominciare a richiuderci in una stanza a scrivere, verrebbero fuori troppi pezzi e non avremmo più tempo per il tour al quale teniamo molto. L'intro che sentirai questa sera però è una cosa nuova...
Anche il packaging è molto interessante ed originale, come l’avete pensato?
Marco Manzella: Fortunatamente nel gruppo ognuno si occupa di qualcosa e in questo caso è stato il nostro chitarrista Emanule Sarri che essendo un grafico ha prodotto questo piccolo capolavoro che contiente il cd, anche i disegni li ha fatti lui.
Intervista di Marco Colombo
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