Dopo tre anni ritorna uno dei più grandi cantauori, Samuele Bersani, con Manifesto abusivo. Appena ho ascoltato la prima traccia dell'album, intitolata Un periodo pieno di sorprese, mi sono detto: “Ah, questa è una bella sorpresa”, nel senso che questa canzone si allontana un po’ dagli schemi di Samuele.
E' un pezzo splendido, ma forse è stata messa in apertura proprio per disorientare l’ascoltatore.
Già con il secondo brano, Pesce d’aprile mi sono ritrovato con il Bersani che conoscevo e amo e che fa della parola qualcosa di meraviglioso e giocoso. Si prosegue con Lato proibito, a celebrare ricordi per sfociare in queste splendide parole “Non dimentico che una notte dal letto son caduto e nel sogno io stavo volando da orizzonte a orizzonte, mantenuto da un vento e da un coraggio che a terra finora non ho avuto….”
Poi la mia preferita, A Bologna, romantica e cruda nello stesso tempo: “A Bologna è comodo avere poteri speciali per schivare le armi da taglio e la merda dei cani”; celebra la città in cui Samuele vive e arrivare a cantare “Non ci sono angeli sul cornicione ma telecamere anti-intrusione”.
Seguono Robinson Crusoe, Ferragosto (composta con Sergio Cammariere) e Manifesto abusivo tre pezzi assai diversi tra di loro ma ugualmente belli. Ragno, di Angelo Conte, è molto molto divertente ed ironica: Samuele dialoga con un ragno (angelo Conte appunto) in una specie di romanesco che poco si addice al cantautore bolognese, ma dall'effetto esilarante. Fuori dal tuo riparo è forse il prano più poetico del disco, con le parole a farla da padrone: “Credevo che l’amore fondato sulla telepatia fosse una dimensione incompatibile con la mia aria indurita da cinico, da moderno San Tommaso. Quanti chili di carata per trovare un minuscolo cioccolatino? Quanti petali restano sul fiore sopravvissuto al centro del giardino?”.
Infine la malinconica 16:9, dolcissima.
Bravo Samuele. Un gran bel disco dove la diversità tra un brano e l’altro, la diversità anche dei suoni e degli arrangiamenti, mi ha emozionato tanto. Non vedo l’ora di dirglielo di persona.
Marco Colombo
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