Placebo - Battle for the sun *****
Sesto capitolo della band capitanata da Brian Molko, che dopo aver vissuto di rendita per quanto riguarda gli ultimi album, torna a imporsi con un disco di grande qualità.
Prodotto da Dave Bottril (ex collaboratore dei Muse e Tool) Battle for the sun è un disco che sceglie la luce, la vita e lascia da parte le cupe atmosfere che hanno caratterizzato i precedenti lavori dei Placebo.
Quindi ritmica deflagrante, esplosioni elettriche e sonorità molto rock pervadono quasi tutte le tredici tracce. Ottima la scelta del nuovo batterista ventiduenne americano, Steve Forrest, mentre mister Molko, raggiunta l’età matura, padroneggia testi e melodie con una voce rinnovata da una ventata di leggerezza.
Non siamo in presenza di un capolavoro ai livelli dei celebrati album di fine anni ’90, Placebo o Without you I’m nothing, ma senz’altro questo è il miglior disco della band britannica del nuovo millennio.
Oltre alla title track, dalla combinazione trascinante di musica e parole “dream brother, my killer, my lover”, tra i molti brani degni di nota spiccano senz’altro Julian, Bright lights, Breath underwater e la splendida The never-ending why, che con un ritornello avvincente e un ritmo martellante, ci ricorda la band al massimo della sua forma. Mauro Carosio
Kasabian - West pauper lunatic asylum *****
Continuando il discorso iniziato nel 2004 con l’album omonimo, e proseguito tre anni fa con il pluriblasonato Empire, i Kasabian sfornano il loro nuovo lavoro West pauper lunatic asylum.
Rock e psichedelia da nuovo millennio, con qualche rimando sporadico alla migliore tradizione british e qualche ammiccamento a un facile ascolto per catturare anche l’ascoltatore più svagato.
Operazione riuscita totalmente, l’album si presenta ben costruito in tutte le sue dodici tracce con momenti trascinanti ed esplosivi e altri intimistici caratterizzati da atmosfere più rarefatte.
Senz’altro non si può non rimanere catturati dai due singoli: Il martellante e ossessivo Vlad the impaler e il ritmato oscillante quanto divertente Where did all the love go.
Ma anche la marcia quasi trionfale di West pauper silver bullet, la cinematografica Fast fuse o brani dall’impatto meno immediato come Take aim e la conclusiva Happiness, non tolgono nulla a uno dei dischi migliori del 2009. Due curiosità: il gruppo prende il nome da un’appartenente della setta di Charles Manson e Kasabian in armeno significa macellaio, la band sarà pure inglese, ma il chitarrista e compositore dei brani, Sergio Pizzorno ha origini italianissime essendo figlio di un genovese trasferitosi oltremanica. Mauro Carosio
Gossip - Music for men *****
La pirotecnica, scatenata e impertinente Beth Ditto e suoi Gossip tornano dopo tre anni di silenzio e piazzano il loro nuovo album nell’olimpo dei dischi dell’estate 2009.
Music for men rappresenta una virata di gran classe verso un orizzonte più commerciale rispetto ai lavori precedenti senza diminuire la qualità del risultato.
Disco- funk martellante e iperenergetico, con una strizzatina d’occhio agli eighties e al post punk, l’ultimo album della band di Portland non passa inosservato e toglie ogni dubbio sugli ultimi “gossip” sulla grande, in tutti i sensi, leader del gruppo che dopo aver ceduto al glamour (foto con Kate Moss e simili) sembrava puntasse a una celebrità più effimera e precaria.
Il disco è solido, coinvolgente e denso di suoni che spaziano tra vari generi. Il singolo Heawy Cross, pluritrasmesso dalle radio ha un andamento trascinante e contagioso, con una linea melodica che difficilmente si dimentica. Le rimanenti undici tracce non saranno tutte di ottimo livello, ma brani come la perfetta armonia di sinth di 8th wonder, l’irriverente Men in love (“with each other”…) e la travolgente Pop goes the world sono più che sufficienti per promuovere Music for men come un disco di innegabile consistenza. Mauro Carosio
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