25 luglio 2017

Tradizione a tutto tondo: Lara Molino canta il suo Abruzzo

Fòrte e gendìle non è l’esordio sulla scena discografica di Lara Molino, ma è come se lo fosse. Legandosi ancora di più alla sua terra d’origine eccola uscire con un album folk in lingua abruzzese, coadiuvata da un nome non da poco come quel Michele Gazich di cui da queste parti abbiamo già parlato approfonditamente. Un album diretto e semplice, quasi esclusivamente la voce di Lara, la sua chitarra e viola e violino di Michele, con qualche comparsata del padre poeta Michele Molino. Una semplicità che è croce e delizia del disco.

Al di là del dialetto utilizzato è nei testi che si percepisce l’idillio fra Lara e la sua terra. Che si tratti di parlare della tradizione, ancora attiva da centinaia di anni, del fuoco di San Tommaso (Lu fòche de San Tumasse) o di emigranti d’altri tempi con la nostalgia di casa (L’emigrànde, tema decisamente attuale ancora oggi) l’artista lo fa con la magia d’altri tempi, epoche passate che vengono evocate sia attraverso credenze popolari (Mazzemarèlle parla di bambini morti non battezzati che si trasformano in spiritelli birichini) sia attraverso la storia, quella con la s minore che dà origine a personaggi come il Pomponio dell’omonima canzone, brigante senza scrupoli che arrivò a scrivere sulla corteccia di un albero la scritta ‘per battere Pomponio ci vuole un gran demonio’. Un corollario affascinante di personaggi e situazioni che sembrano originarsi da un mondo ormai perduto (non per niente in Zì Innàre lu pesciaròle Lara conclude rimpiangendo un tempo in cui la gente era più buona e ci si accontentava di poco), servito però da un comparto musicale fin troppo dimesso.
Fòrte e gendìle è tutto tranne che un brutto album, ma c’è poco che colpisce davvero l’attenzione. Se una certa varietà gli va riconosciuta (meritevoli sopra tutte la carica epica della già citata Pomponio e la malinconia di Scénne d’òre, musicata da Michele Gazich) allo stesso tempo non riesco a trovare nel disco quegli elementi di spicco che rendevano molto più enfatico, ad esempio, il disco dello stesso Michele Gazich: la voce di Lara è, da titolo dell’album, forte e gentile ma senza picchi particolari, la chitarra accompagna senza prodursi in guizzi, solo viola e violino donano un po’ di colore ma non abbastanza da rendere il disco pregno di un’aura magica che, per una produzione del genere, ritengo essenziale.

Per essere un esordio nell’ambito della musica folk quello di Lara Molino è un buon inizio, ma manca di una personalità autoriale vera che vada oltre la propria lingua e le proprie tradizioni. Il tempo è dalla sua parte, staremo a vedere in che modo evolverà lungo la carriera. Stefano Ficagna

Tracklist: 

1. Lu foche de San Tumasse
2. Fòrte e gendìle
3. Mazzemarèlle
4. Scénne d'ore
5. L'emigrànde
6. Pomponio
7. Lu vecchie e lu quatràle
8. Zì Innàre lu pesciarole
9. Lu Sand'Andònie
10. Casche la lìve

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