28 novembre 2016

Petterson: screamo da Vienna con il nuovo Rift and Seam

Avete una macchina che va a gpl? Bene, se andate in Lomellina, allora, fate molta attenzione, perchè non ce ne sono tanti, di distributori che abbiamo anche il GPL.  Da Vigevano a Gropello Cairoli forse solo un paio, per intenderci. Martedì scorso ho dovuto per forza mettere dentro un po’ di benzina, e fermo al benzinaio ho pensato di contattare Andrea di Upwind, che mi ricordo mi avesse scritto giorni addietro per mandarmi dei dischi da recensire. Mentre fuori piovigginava e non faceva nemmeno tanto freddo. Il nucleare del Nord Italia.
Gli ho scritto ed eccoci qui alle prese coi Petterson da Vienna, che non suonano per niente un emocore facile. Il disco, Rift and Seam, uscito il mese scorso, è denso e importante, ricco di spunti e macchinazioni dure e impattanti. 
Otto tracks di chaos e solitudine pensate alla perfezione e suonate forse ancora meglio, troppo. Il suono non straborda né ridonda, gli attimi si ripercuotono in pezzi articolati come Infirm e la voce, a mio parere un po’ troppo serrata, troppo poco ovattata e canonica, si divincola bene sia negli attimi parlati, dove l’influenza di Forstella Ford e Saetia è notevole, considerando soprattutto i muri sonori e caotici che danno lo slancio ad ogni singolo pezzo dell’album. Non toccano mai lo spietato e stucchevole romanticismo dei Daïtro e questo è un bene. Non hanno un suono europeo come poteva esserlo quello dei teutonici Yage, ma sapientemente ci rimandano a realtà vicine, sia geograficamente che attitudinalmente. Il pezzo migliore dell’album è sicuramente Helicobacter, che inizia urlando e spaziando nei lentoni e si rivela molto, ma molto, Ebullition. ompleto, altisonante, compatto e che rimane in testa. Non si disperano troppo né accelerano senza lasciare scampo, insomma.
Ottimo, quindi, il lavoro di Andrea e dalla sua Upwind, rimasta ormai l’ultimo baluardo a protezione della musica puramente emo vecchia scuola in Italia, che hanno scovato questo gruppetto niente male. Secondo me dal vivo i Petterson fanno pure le smorfie e si piegano sulle chitarre, rimangono vestiti e pestano i piedi. Andrea Vecchio

Nessun commento:

Posta un commento