16 febbraio 2016

Figgatta de Blanc, il nuovo disco di Elio e le storie tese è un album corale

Non avevo alcuna aspettativa in merito al nuovo album di Elio e le storie tese, Figgatta de Blanc, uscito recentemente per Hukapan con distribuzione A1 Entertainment (e disponibile anche in cofanetto comprendente il "massaggiatore" Lelo Siri 2). Adoravo Elio e soci in gioventù, come tutti, e ho sempre seguito le loro imprese televisive, radiofoniche, discografiche. A volte sono andato ai loro concerti. Però non mi divertivano più da ormai una quindicina di anni. Ho accolto il loro nuovo album quasi con ostilità. Eppure, dopo il primo ascolto, è successa una cosa inaspettata: ho avuto voglia di riascoltarlo. Non mi accadeva dai tempi di Craccracriccrecr (ed era il 1999).


Lasciamo perdere per un attimo l'intento di far ridere, la demenzialità. Parliamo un po' della musica. Musicalmente ormai è da tempo che non mi fanno impazzire. La loro ricerca ossessiva della complessità mi starebbe bene se fosse rivolta verso il rock degli esordi, vagamente progressivo. Ma invece mi rendo conto che significherebbe relegarli in qualcosa che non sono (anche se credono di esserlo, in Ritmo sbilenco. Creano anche un divertente antagonista contro cui combattere: il "regressive"). Perché la band è virata sempre più verso sonorità disco / funky / jazz che difficilmente appartengono a quelli della mia generazione. Vanno bene per le feste di piazza, quello sì, ed infatti è lì che li vediamo spesso suonare. O a Sanremo, con una canzone, Vincere l'odio, fatta esclusivamente da un mix di ritornelli peraltro orribili. Ma è la band stessa ad affermare che la canzone brutta serve per partecipare degnamente ad un festival di canzoni brutte. Escludiamo pure Il primo giorno di scuola, brano già in circolo da qualche mese e non coerente col resto dell'album (è anche mixato approssimativamente, in una maniera tutta sua, e questa è una grossa pecca perché il resto del mix è perfetto). Togliamo pure Beethoven rifatto da Walter Murphy rivisitato da Elio e e storie tese nel brano Il quinto ripensamento. Cancelliamo pure J-Ax con Il rock della tangenziale. Non preoccupatevi, rimane comunque tanto, perché l'album riempie pienamente la durata di un CD. E quindi godiamoci una band che quando guarda all'attualità fa ancora ridere. Parla come mangi rimane impressa al primo ascolto e parla giustamente della moda di usare termini inglesi al posto degli equivalenti italiani peraltro esistenti. Da sbellicarsi sul finale con Mangoni che pronuncia (a modo suo) un lungo elenco di parole "british". C'è China disco bar in cui si narra delle discoteche cinesi spuntate recentemente a Milano. C'è Cameroon che apre una finestra sull'Africa, le sue usanze e i suoi suoni. Ma la vera novità è che l'approccio non è più in stile Frank Zappa (con Elio come una sorta di direttore d'orchestra) ma è totalmente corale. Nel senso che ognuno nel disco recita una parte importante. Rocco Tanica ormai non suona quasi più dal vivo con la band ma su disco è molto presente: crea la copertina (divertentissima), canta solista (come Sergio Antibiotice) in She wants e partecipa vocalmente a molte altre tracce. In Parla come mangi cantano, benché non accreditati, praticamente tutti i componenti della band. I delfini nuotano è un curiosissimo esperimento (una delle cose migliori dell'album) in cui ognuno si inserisce in un punto diverso della canzone ed inizia a cantare la sua linea vocale, riempiendo i vuoti degli altri. Ne risultano cinque canzoni in una. E poi anche tutti i vari collaboratori sono più presenti che mai. Paola Folli canta tantissimo e bene, soprattutto in Ritmo sbilenco. Vittorio Cosma coi suoi siparietti tra un brano e l'altro è ormai presenza immancabile. Christian Meyer è più attivo che mai: propone un drumming particolarmente personale, si sente spesso la sua presenza, e addirittura canta. Anche Cesareo canta molto più del solito. Anche Faso, inaspettatamente, e lo fa bene. Jantoman tiene in mano le redini musicali di tutto i progetto. Insomma è forse questa la novità di una band che sta prendendo una strada tutta sua per sopperire, forse, alle distrazioni di Elio che, impegnato in tante attività non strettamente legate alla band, non ha più la brillantezza di una volta e si limita ad affidarsi all'auto-tune. Quindi un grandissimo applauso va ai tanti comprimari che ormai son diventati attori protagonisti. Un altro enorme applauso va a Claudio Dentes, alias Otar Bolivecic, che dopo tanto tempo è ritornato nelle vesti di produttore di valore inestimabile. Non è un caso che il nuovo album abbia una brillantezza che i precedenti non avevano. Ma l'applauso più grande va al compianto Francesco Di Giacomo, del Banco del Mutuo Soccorso, che non aveva niente a che fare con la band, ma prima di morire in un tragico incidente aveva composto con Paolo Sentinelli un brano meraviglioso intitolato Bomba intelligente, che tra le altre cose dice: "Sostenendo con la forza della ragione / Che una bomba possa essere molto intelligente / Le potresti domandare poco prima dell'esplosione / La descrizione d'un tramonto / O se ha fatto già l'amore oppure no". Lo speaker radiofonico Duccio Pasqua ha sottoposto il materiale a Elio e le storie tese, che qui si sono rivelati non solo grandi musicisti ma grandi uomini, e hanno fatto crescere con cura il materiale originario costruendogli intorno un brano che riesce a strappare lacrime. Ma veramente. Fa piangere di commozione. Una grande emozione inaspettata. Bravi tutti. Marco Maresca


Tracklist:
1. Figgatta de Blanc
2. Vacanza alternativa
3. She wants
4. Parla come mangi
5. Il mistero dei bulli *
* Elio canta con la tecnica Acapulco
6. China disco bar
7. Il quinto ripensamento
8. Bomba intelligente
con Francesco Di Giacomo
9. Inquisizione
10. Ritmo sbilenco
11. Il rock della tangenziale
con J-Ax
12. Cameroon
13. I delfini nuotano
14. Il primo giorno di scuola
15. Vincere l'odio

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