3 dicembre 2014

Umberto Maria Giardini: nel nuovo disco la denuncia sulla cocaina a Milano

Il cammino di Umberto Giardini prosegue attraversando una nuova stazione, si chiama Protestantesima (in uscita a febbraio 2015 per La Tempesta/Woodworm). In questo scalo accanto a treni ad alta velocità, ben illuminati, caldi e accoglienti, ci sono vagoni abbandonati dove si scorgono storie oscure, di tondelliana memoria. Sta a voi scegliere se stare al sicuro sul treno guardando un panorama discreto e rassicurante, o se scendere e aprire un portellone a caso, imbattendosi magari in Bibo che continua a sudare e a svuotarsi di merda acquosa.
Protestantesima è un disco ambizioso e ricchissimo di spunti, testuali e musicali. Apre voragini, tanto è bello e intenso.
Prendiamo la titletrack, ad esempio. Umberto con il suo linguaggio ricolmo di metafore e di suggestioni regala una quantità infinita di spunti: "i preti e gli operai, le chiavi dei miei guai / le colf filippine, i bimbi che domani diventeranno trans...". La protesta non è mai fine a se stessa, ma analisi lucidissima di tante delle ipocrisie e delle contraddizioni che ammalano il nostro tempo: così "gli occhi chiari sempre più rari" diventano una affannosa ricerca di purezza, una ricerca difficilissima ma non impossibile. Un concetto per certi versi già espresso nel bellissimo Fiducia nel nulla migliore, del 2001.
La ricerca di qualcosa di "migliore" si scorge un po' in tutto il disco. Il vaso di Pandora ne è un sempio: nella leggenda, quando Pandora riaprì il vaso, facendo uscire anche la speranza, il mondo riprese a vivere. La canzone che racconta della cocaina a Milano e in particolar modo nel mondo della musica farà certamente parlare di sé per quel "mangiala tutta piccola iena" che chiama in causa un certo Manuel Agnelli, forse come icona di una certa scena musicale "modaiola".
Giardini ancora una volta non scende a patti e tira dritto per la sua strada: questa volta accantona le derive progressive di La dieta dell'imperatrice, ma sceglie ancora di evitare il basso, tanto come insegna Anna Calvi, uno dei riferimenti musicali più graditi a UMG, se ne può fare facilmente a meno con opportuni arrangiamenti. Vedi Urania.
Per dire le cose come stanno: le canzoni sono una via di mezzo tra il Moltheni di un tempo e il nuovo corso avviato con il progetto UMG, molto testuali, incisive e calde, a tratti anche aggressive: in Pandora, ad esempio, c'è il vibrafono che aveva scaldato L'età migliore. In C'è chi ottiene e chi pretende ci sono quei lamenti di fondo e le code sonore e psichedeliche, oltre ad un flauto davvero inconsueto negli arrangiamenti dei cosiddetti indies. La batteria è bella incisiva, come con il miglior Schiavon, persino meglio. Le parole sanno toccare le corde giuste, mischiano alto e basso. E' la via giusta.
Ottobre (il titolo esatto è Pregando gli alberi in un ottobre da non dimenticare) è un altro brano meraviglioso e psichedelico: fiume sonoro caldo e notturno in cui si alternano figure illuminate nella penombra, che abbracciano gli alberi, mentre la mente "trotta e ride". Le suggestioni sono quelle dei migliori Verdena.
Seconda madre è un'altra canzone piena di grazia. Commuove. Fa piangere. anche se non si capisce bene di cosa parla, devo ammetterlo. Però mi piace molto, inoltre dice una cosa molto vera (soprattutto per le band e i musicisti), troppo spesso "puttane in internet".
Per fortuna ci sono un paio di brani leggermente meno incisivi - come  Amare male - che fanno metabolizzare il ricco piatto. Ma non facilissimo da digerire. Ma il bello di Umberto Maria Giardini è soprattutto questo, in una scena musicale dove è sempre più facile confondere l'oro con la merda acquosa. Roberto Conti







Nessun commento:

Posta un commento