18 dicembre 2014

Your sister è il ritorno dei Gerda.

Fermi tutti. Sono tornati i Gerda. A quasi dieci anni dal loro primo lavoro, i quattro di Jesi fanno uscire un full-lenght su LP intitolato Your sister e prodotto, tra le altre, da Wallace, Fallo dischi, Sonatine e Shove records. Insomma, un disco nuovo in grande stile, coinvolgendo la più attive e veraci realtà del Do-it-yourself italiane del momento. Fermi tutti, dicevo, perché i Gerda sono un gruppo da vivere totalmente, un gruppo la cui attitudine ha fatto scuola ed il cui genere rimane ancora una landa impervia tutta da esplorare.

Your sister si compone di sette tracce di chaospunk noise urlato ed affettato, poetico ed irriducibile. Cantato in italiano. È un punkrock suonato per dei motivi ben precisi e in situazioni ben precise, tirando sempre dritto. Il rimando alla primissima era Ebullition è sicuramente troppo approssimativo, per poter ricondurre il gruppo marchigiano ad un qualsiasi riferimento musicale. Possono venire in mente quei luoghi e quegli anni, ma perchè non, per esempio, la Germania degli Yage e di Osnabrück o della Francia di Alcatraz e Dead for a Minute? Basso e voce non smettono un secondo di inculcare dubbi e sconvolgere i piani dell’ascoltatore, mentre si è stati rapiti sin dalle prime note da ciò che è Your sisterPotshots parte subito veloce e le danze si aprono con una crisi fatta di urla e chitarre veloci e sferzanti. Il secondo brano, Reich reich, può essere accolto come un riaversi dopo una corsa campestre, un viaggio in treno d’inverno con la fronte spiaccicata sul finestrino a contare i pollai seminati nella campagna. Una canzone che non può essere assimilata completamente, così come tutto l’album. Rock’n’roll più spiccato e sbrigativo, invece, con la successiva Fucked up voice, che con il suo perpetrato “ti amo ti amo ti amo” ci fa rendere conto appieno di cosa significhi comunicare emozioni ed attimi per i Gerda: nulla è scontato e tutto è portato allo stremo, nel modo più caotico possibile. Tua sorella è forse la canzone più maestosa ed incredibile dell’album, con la sua tracotante voglia di provocare e combattere. La batteria si inerpica su scogliere mentre le chitarre si ricorrono roboanti. Effetti ed urla. Ancora lande dove è facile smarrirsi prima di intelligenti arpeggi sostenuti da una sezione ritmica complicata e frenetica.
I Gerda non sono altro che una vera e propria pietra miliare del punk italiano. Un gruppo che non smetterà mai di stupirmi e coinvolgermi. E mi fermo qui. Andrea Vecchio

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