In Italia gli Smashing Pumpkins sono stati una moda passeggera che si è sviluppata unicamente intorno all’anno 2000. Per la platea musicale italiana, l’iconografia classica di tale gruppo è rappresentata da un cantante alto, pelato e con la testa grossa, di nome Billy Corgan, che saliva sul palco conciato come un vampiro, accompagnato da un chitarrista dal muso giallo, un batterista bravo ma drogato, e la bassista delle Hole. Sembra che il loro concerto del 2000 sia stato un evento obbligatorio per i giovanotti dell’epoca. Quando i miei amici, colleghi e conoscenti vari hanno appreso che sarei andato al concerto degli Smashing Pumpkins, il commento unanime è stato pressoché il seguente: “Ah, che figata, il gruppo dove suonava Melissa delle Hole! Io sono andato/a a vederli nel 2000, erano bravi ma erano vestiti in modo strano”.
Ciò che invece risulta strano, per me che li ascolto da una vita, è constatare che per i miei conoscenti gli Smashing Pumpkins siano il gruppo di Melissa delle Hole. Soprattutto perché quest’ultima non ha mai inciso alcun disco con Billy Corgan. Ha solo partecipato a quel maledettissimo tour che sembra l’unico motivo per cui gli italioti hanno memoria del gruppo americano che nel resto del mondo è considerato tra i fondamentali degli anni ’90.
Questa lunga premessa mi serve per evitare di spiegare nel dettaglio l’atmosfera in cui si è svolto nel Mediolanum Forum di Assago (MI) il concerto di quella che è, diciamolo chiaramente, la mia band preferita attuale. “The other side of the Kaleidyscope” è il nome del tour che sta portando in giro per il mondo il gruppo di Chicago. D’altronde, chi passa dall’altra parte del caleidoscopio, non ha bisogno di spiegare come funziona il meccanismo. E così è stato per Billy Corgan, che è salito sul palco, ha imbracciato la sua Stratocaster, e non l’ha più mollata o zittita per le restanti due ore e un quarto (se non per sostituirla con il mellotron per cinque minuti).
Nessuna parola di troppo. Solo musica suonata e cantata. Non particolarmente urlata, come Billy faceva ai vecchi tempi, ma interpretata con una presenza scenica che non ha eguali. Billy Corgan riesce ad essere rockstar senza fare praticamente nulla di ciò che è tipico delle rockstar. Non provoca, non fa proclami, non si lancia sul pubblico. Semplicemente sale sul palco, inizia a suonare la sua chitarra come un vero guitar hero, e non smette più.
Avendo visto dal vivo il gruppo americano più volte in passato, sapevo che il punto debole poteva essere la scelta di canzoni non particolarmente legate tra loro, e di conseguenza alcuni momenti di grande picco emotivo alternati ad alcune fasi più calanti. Billy però ha risolto una volta per tutte questo problema, complice l’entusiasmo di una band completamente nuova (a parte il chitarrista Jeff Schroeder già visto nel tour precedente, che evidentemente è felice del suo status di perfetto gregario). Al basso continua la tradizione di ragazze belle e brave che si sono alternate dopo l’abbandono della storica D’arcy Wretzky. Stavolta c’è Nicole Fiorentino, con una minigonna che ha reso felici tutti i maschi presenti. Ma la novità assoluta è un batterista classe 1990. Un fenomeno di anni ventuno che in alcuni momenti tenta di emulare il suo predecessore Jimmy Chamberlin, ma che ha talmente tanta classe (seppur ancora grezza) da non farlo rimpiangere. Impresa considerata impossibile da tutti i vecchi fans, eppure in molti si sono dovuti ricredere.
Il concerto si apre con due canzoni (Quasar e Panopticon) assolutamente nuove, perfino per il pubblico di internet, abituato ad andare mensilmente alla ricerca di nuove canzoni sfornate da Billy e soci, i quali avevano deciso di percorrere la strada della pubblicazione via web prima di tornare sui loro passi e progettare un disco, Oceania, che dovrebbe uscire a marzo del 2012 (l’unica cosa che Billy ha proclamato durante il concerto). Seguono vari brani tratti da Gish (tra cui Window paine che non suonavano da secoli), Siamese Dream (Silverfuck suonata in modo sconvolgente) e Pisces Iscariot (memorabile l’esecuzione di Starla, con un lunghissimo assolo in stile Jimy Hendrix da parte di Billy). La scelta delle canzoni sembra effettuata in modo che a gruppi di tre o quattro possano fondersi l’una con l’altra, legate da un unico filo conduttore. Solo ogni tanto le luci si spengono ed intervengono campionamenti di rumori surreali e strani suoni celestiali a creare delle piccole pause in cui i musicisti cambiano gli strumenti, in un’atmosfera psichedelica.
Da Mellon Collie and the Infinite Sadness, storico album anni ’90, i Pumpkins tirano fuori Muzzle (la canzone preferita di Corgan). Poi il concerto raggiunge il suo picco più alto con Oceania, canzone completamente nuova, lunghissima ma di una maturità impressionante. Un taglio pop adulto che si fa contaminare dal progressive anni ’70 e addirittura dal prog metal, con fraseggi di chitarre che si intersecano e creano atmosfere sognanti e straordinarie. Un solo momento di respiro con un paio di brani nuovi un po’ lenti e folkeggianti, e poi il gran finale, con Tonight, tonight eseguita con grande trasporto emotivo, come se Billy l’avesse scritta la sera stessa.
Le luci si spengono ma la band in poco tempo torna sul palco per il gran finale con For Martha, brano dedicato alla madre scomparsa, e la degna conclusione con i pezzi storici Zero e Bullet with butterfly wings. Quattro anni fa questi stessi brani venivano eseguiti solo per accontentare il pubblico. Ora Billy e i suoi nuovi soci sono talmente a proprio agio sul palco, che i grandi classici risultano emozionanti come ai tempi d’oro e forse di più. O forse sono proprio questi i tempi d’oro degli Smashing Pumpkins, almeno dal vivo.
Il concerto scorre via velocemente in uno stato allucinatorio dovuto anche alla bellissima scenografia rappresentante il meccanismo interno di un caleidoscopio. I nuovi membri della band hanno saputo rivitalizzare con grande entusiasmo i brani vecchi, e Billy è stato bravo a scegliere quei pezzi magari meno conosciuti ma che si fondono bene con le canzoni nuove. Il coraggio di proporre una moltitudine di brani innovativi ad una platea rimasta ferma all’anno 2000 è assolutamente da premiare. Billy Corgan avrà sicuramente scontentato qualcuno, ma ha deciso di far vincere la Musica, quell’arte che gli permette di esprimersi con le sue canzoni e con la sua chitarra in modo unico. Sono più di vent’anni ormai. La prima volta che il testone pelato e mancino ha imbracciato una chitarra (da destro) su un palco, il suo attuale batterista non era ancora nato. Marco Maresca
3 dicembre 2011
Smashing Pumpkins ad Assago: Il coraggio di proporre ancora novità!
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Li ho visti a Milano nella formazione originale prima che si sciogliessero e devo dire che mi erano piaciuti! dopo questa tua recensione spero di vederli presto anche con la nuova line up!
RispondiEliminaGrazie
Marco C.