5 dicembre 2012

Il funky divertente di Gianni Resta


Per definizione, l'album d'esordio di un artista è il primo, e non il secondo. Sembra banale, ma non per Gianni Resta, che afferma che il suo secondo album, Discorocksupersexypowerfunky (MaPaCo records / Venus distribuzione), è il suo disco d'esordio. E' quantomeno strano, da parte sua, rinnegare Vinco e torno, del 2005, che aveva largamente superato le iniziali previsioni di vendita. Ma a detta dell'autore, questo disco di rinascita è un vero progetto, pensato e curato dall'inizio alla fine, e non una semplice raccolta di canzoni. Il contesto musicale è quello del titolo: un funky divertente, orecchiabile e sensuale. Il cantautorato italiano che si fonde con la musica black (e Gianni Resta che si ricopre di nero per la foto di copertina, quasi come Frank Zappa in Joe's garage). Peccato che il cantautorato italiano rimanga palesemente italiano (nel senso brutto del termine) per tutta la durata dell'album, e che Gianni Resta non vada a pescare direttamente dalla black music da cui dice di ispirarsi, ma a rivisitazioni pop della medesima da parte di artisti italiani mainstream che nulla hanno a che fare con la musica dei neri americani. Troviamo quindi un po' di Jovanotti del '94 o ancora prima (La donna scimmia, John Stay in undici mosse), le stesse rime di P.E.S. dei Club dogo nel brano Holostress ed anche un po' di Bluvertigo ultimo periodo (Dancing like a fool e la conclusiva Un luogo comune). C'è anche tanto Pino Daniele, o Zucchero, ma è banale farlo notare. In tutto ciò, il funky è garantito principalmente e quasi unicamente dalla chitarra di Enrico "Reepo" Beretta degli Octopus e Rezophonic. Ci sono poi alcune partecipazioni di artisti tra i più onnipresenti quando si tratta di far comparire il proprio nome sulle note di copertina: Gianluca De Rubertis, Don Joe dei già citati Club dogo (ma solo nella versione iTunes dell'album), Federico Dragogna e Divi dei Ministri (questi ultimi relegati a ruoli marginali). Punto di forza dell'album: la durata. Trentacinque minuti scarsi, così sul disco ci va a finire soltanto una selezione di pezzi abbastanza tirati. In fin dei conti, su un album black, molto ritmato, è inutile mettere dei pezzi riempitivi alla fine: nessuno li ascolterebbe, a meno che non si abbia veramente qualcosa da dire. Piatta e poco brillante la parte musicale per i motivi sopra citati. Un po' meglio i testi, anche se nei momenti più introspettivi o di denuncia si va sempre a copiare da Morgan, coi suoi Bluvertigo, anch'essi già citati. Sarebbe interessante capire da chi Gianni Resta sia così fortemente sponsorizzato. Dalle note di copertina sembrerebbe da Giovanni Storti, di Aldo Giovanni e Giacomo. Piccola nota finale: rivisitare la black music in chiave pop europeo di successo non è così facile, a meno che non ti chiami Muse. Ma il segreto è sempre quello di non superare il limite di una canzone funky per album. Quando si va oltre quella soglia si fanno solo danni.

Marco Maresca

Tracklist:
1. Discorocksupersexypowerfunky
2. Autommobele
3. Dancing like a fool
4. Occhio ai movimenti
5. La donna scimmia
6. Vuoi venire a letto con me, stasera?
7. Holostress
8. John Stay in undici mosse
9. Un luogo comune

4 dicembre 2012

Asaf Avidan: il fenomeno musicale dell'anno sfonda in Europa grazie a un dj


Asaf Avidan, musicista israeliano di 32 anni di Gerusalemme, ha deciso di intraprendere la carriera solista ed è in tour in Italia in questi giorni.
Si è fatto conoscere per la sua voce incredibilmente simile a quella di Janis Joplin (da molti è stato paragonato anche a Macy Gray) e noto in Italia e in Europa per il remix del suo brano Reckoning song diventato One day grazie al dj berlinese Wankelmut.
Nei concerti presenterà canzoni dei suoi ultimi dischi, anche quelli realizzati con la sua ex band The Mojos (ricordo Small change girl tratta dall'album Poor boy/Lucky man), ma presenterà anche i brani tratti dal suo ultimo lavoro in uscita nel 2013 Different Pulses che segna il suo debutto su major.
Avidan compone, scrive i testi e suona diversi strumenti tra i quali la sua voce inconfondibile.
Blues, folk e rock si fondono in modo armonioso in questo album in cui non si risparmia sugli
strumenti usati, dal piano alle chitarre, alla tromba, al trombone e al clarinetto. Per non parlare di
batteria e percussioni che danno a tutto il disco uno stile inconfondibile.
Different pulses che dà il titolo all'opera, è un brano molto intenso accompagnato da un video che
simboleggia con i due bambini l'eterna questione israelo-palestinese.
A gun a choice è una bella ballata dal testo significativo. Turn ritmata dalla prima battuta e poi il
grido di dolore di Asaf. Musica di stampo liturgico con tanto di organo suonato dallo stesso Avidan
in Is this it.
E ancora Cyclamen in un crescendo di voci da gospel e The disciple in cui la voce di Asaf sembra
arrivare improvvisamente portata dal vento. Bel mix di sonorità per 613 dalla musica etnica, al rock armoniosamente tenuti insieme dall'artista. Love it or leave si ispira alla tradizione soul (anche nei cori) che si respirava in passato nella storica Motown.
Un disco tutto da ascoltare (11 brani) lasciandosi coinvolgere da Avidan senza opporre resistenza e
senza voler a tutti i costi commentare o giudicare. La sua voce trasmette emozioni intense e lui è un
talento da non sottovalutare. Alessandra Terrone

2 dicembre 2012

Li hanno scelti: sono loro i "giovani" di Sanremo 2013 (alla faccia delle nostre previsioni)

Questa volta le nostre previsioni sono state quasi completamente sfatate. La lista delle sei nuove proposte che parteciperanno a Sanremo giovani è la seguente: 



Andrea Nardinocchi con il brano STORIA IMPOSSIBILE (nella foto)
Antonio Maggio con il brano MI SERVIREBBE SAPERE
Blastema con il brano DIETRO L’INTIMA RAGIONE
Il Cile con il brano LE PAROLE NON SERVONO PIU’
Ilaria Porceddu con il brano IN EQUILIBRIO
Paolo Simoni con il brano LE PAROLE

1 dicembre 2012

Dall'underground campano ecco i Pedalò e il loro debutto Sale

I Pedalò sono di Napoli, fanno uscire un cd per Miacameretta Records e ricordano i Pavement di Crooked Rain, Crooked Rain, uno dei dischi che in assoluto preferisco nell’universo della musica ascoltabile. Sì, perché la voce è impastata ed offuscate, quasi impercettibile. E perché i giri di basso hanno un volume altissimo, come se esistessero solo loro, maledettamente.
Se i Pavement fomentavano la psichedelia, i Pedalò fomentano turbinanti giri di basso. Il disco si intitola Sale, ed è un debutto in grande stile, dato che il lavoro conta ben quattordici canzoni. Detto ciò, si parte con la minimale allegria di Manigoldi malriusciti: poche ed appena accennate parole come testo, un arpeggio iniziale di chitarra e tanto, tantissimo basso. Si prosegue con Friggitoria del corso, punk rock. Screeching Weasel ed aperitivi pesantissimi durante i quali si discute di bei gruppi andati. La terza traccia E adesso arriva Bob e ce lo misura recita sommessamente, dopo un’introduzione a base di rock’n’roll da ultimo giorno di liceo “Questa estate / non chiavare / stessa spiaggia / stesso mare”... e siamo solo all’inizio. Rimanendo immersi nel milieu mediterraneo, ecco Tuffi in alto mare, una sferzata punk che porta alle atmosfere più spiccatamente Mudhoneyane di Dietro, la canzone meno amara del disco, una ballatona da fare andare la testa su e giù, insomma.
È davvero un bel lavoro, comunque, questo Sale.
Polluzione notturna è schizofrenica, accattivante, violenta. Una vera malattia. Il giardino dei Tenti Ranieri è invece diretta, aspra, propiziatoria: la parola “scampo” è ripetuta poche volte ma rimane inesorabilmente impressa nel digrignare dei denti. Siamo quasi alla metà ed arrivano La canzone dell’amore mai trovato e Tesoro me lo metti dietro, le quali, se non fosse per i testi totalmente distaccati e sconnessi da ciò che recitano i titoli, risulterebbero alle orecchie dei più distratti ascoltatori banali e, forse, un po’ troppo irriverenti. Ma qui non c’è spazio per i benpensanti, qui si suona punk rock che di indie, per fortuna, ha ben poco. Forse giusto gli arpeggi e le boutades sui sentimenti. Bastardino trovato sul lungomare è senza dubbio la mia preferita: in pochi secondi abbiamo un climax strumentale, voci straziate e finale a sorpresa.
Ci sono passato una volta, da Mondragone. E i Pedalò dedicano alla cittadina in provincia di Caserta la sonoricissima Settembre a Mondragone. Avvincenti.
Al Tramonto e Deo gratis testiculos habet si finisce in bellezza: sonorità sempre più punk e sempre meno indierock.
Sale è un disco indispensabile per capire realmente cosa stia succedendo, negli ultimi tempi, nell’underground italiano. È un disco minimalista, in quanto ciò che deve fare lo fa e basta, una definizione che più positiva così non si può. Anche Čechov è stato sempre definito “minimalista” in senso spregiativo dai suoi detrattori, giusto per rendere un’idea. Andrea Vecchio