5 marzo 2015

Le Capre a sonagli ed il loro ottimo disco intitolato Il Fauno

Il Fauno, l’ultimo disco dei bergamaschi Le Capre a sonagli, è un ottimo disco. Senza stare troppo a girarci intorno, è un disco completo e a mio parere veramente innovativo. Non dà punti di riferimento ma non scade nel mero saziare le voglie dell’ascoltatore tritando le sonorità in maniera superficiale. Dai, diciamolo, è un disco sperimentale. L’ho detto? Innanzitutto trasuda cultura: blues? Folk? Elettronica? Non lo so ma tutto ciò mi diverte.  Quattordici brani (che non è poco per un genere come il loro) che trasudano impegno, che solcano il tempo come un aratro nella terra dopo un inverno rigido, che spaziano senza mai, però, dilagare o esagerare.

Canzone manifesto? Sicuramente, a mio parere, Demonietto all'organetto: astratta, introduttiva ed esacerbante. Anche perché le successive Serpente nello stivale e Giù risultano maligne e aspre, al limite della malinconia. Chitarre acustiche, tamburelli, voci mefistofeliche e pochi altri accorgimenti per colpire nel segno. La parte finale di Giù, tra le altre cose, ricorda apertamente i Jesus lizard più cupi ed introspettivi.  Pausa pranzo sarebbe un brano strumentale se non fosse per la breve e parlata esegesi “dalla padella alla brace” che ne rappresenta la chiusura, mentre lo ammetto, Anatra mi annoia, forse perché risulta troppo costruita e poco orginale nel mix di suoni che va a proporci. Bobby solo: volete davvero che ve la descriva? Balere, il termine “Lei” come lo si cantava  in quegli anni e uno stacco di chitarra blues tra la prima e la seconda (ed ultima) parte del brano che dà ritmo, vigore e suspense.  Joe è un brano totalmente strumentale e post punk al punto giusto, mentre l’outro del disco, incarnato da Goo porcaputtana è la degna chiusura dell’album, un ensemble di rumori ed effetti che trascinano, accarezzano e mortificano.
Il Fauno è appena uscito per Appropolipo Records, e si presenta come una narrazione esoterica  e visionaria di ricordi, esperienze e dialoghi al limite del calpestabile. Un disco veramente interessante per come venga proposto,  ma soprattutto per cosa proponga. E questo è un merito tutt’altro che sottovalutabile. Andrea Vecchio

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