2 novembre 2014

Nilla! Villa!, l'intrigante ritorno di Matteo Toni

Il nuovo disco di Matteo Toni, terzo della sua carriera, esce questo novembre per Woodworm e La Fabbrica ed attacca con un motivetto che rimanda a Walk like an egyptian delle bangles, non ci posso fare niente. Insomma, parte bene sin dall’inizio.Si intitola Nilla! Villa! e si compone di dieci canzoni caotiche, eclettiche e virali. Una mimesi tra diversi stili e diversi stati d’animo particolarmente azzeccata ed originale. Caos adoremus, il primo brano del disco, ne dà una nitida idea. Anni ’60, indierock allo stato embrionale e swing si fondono sagacemente per un cocktail veramente intrigante. Poche parole ma ben distribuite e scagliate dritte al bersaglio e Matteo, chitarra sulle ginocchia, ci dimostra che “sperimentare” non voglia significare ad ogni costo “mischiare”, come la buona maggior parte degli artisti usa fare a giorno d’oggi.
Dopo un inizio frizzante i toni (scusate) vengono smorzati con la solitudine de Il tempo dei morti viventi ed i ritmi calypso di Musica porno, saggiamente dettati da Giulio Martinelli alla batteria. Minimale ma non rachitico: questo secondo me è lo stile musicale di Matteo Toni. La fine del mondo si trascina troppo forzatamente, ma la successiva Kebabellaria è a mio parere il manifesto generazionale dell’eccentricità dell’artista, parlando di un luogo chimerico ed effimero con una semplicità spiazzante. I ritmi cadenzati acquistano velocità e vigore con Dammi una sigaretta, mentre Pietro e Maria è una storia d’amore affascinante quanto disperata, affrontata con cinismo e suoni opachi, Credi ancora nel grande blu è una spiritosa ballata funky che sfiora le angosce del blues. Si tratta di un lavoro minuziosamente ragionato, provate ad ascoltare il brano che ne dà il titolo, Nilla! Villa!, e ditemi se non si tratta di noise-rock anni ‘90 ben fatto. In conclusione, in un mare di banalità e dischi troppo forzati, questo è sicuramente un bel dischetto, che dal vivo spero venga suonato con le stesse armonie che ne caratterizzano la perfetta incisione. Con un pizzico di sbadataggine in più. Andrea Vecchio

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