24 aprile 2009

Giorgio Canali e Rossofuoco - Nostra signora della dinamite ****


Giorgio Canali torna con i Rossofuoco con Nostra signora della dinamite.
E' un periodo di grande fermento: dopo un anno baciato dalla fortuna nel quale Giorgio ha accompagnato (dopo aver scoperto e plasmato) Vasco delle Luci della centrale elettrica, ora ecsce per La Tempesta questo novo godibilissimo disco, proprio negli stessi giorni in cui per la Universal arriva l'ultimo rigurgito dei P.G.R., un nuovo cd intitolato Ultime notizie di cronaca, accompagnato da corposa promozione radiofonica e mediatica.
La premessa è che un disco di Giorgio Canali si ascolta a prescindere, per rispetto, per interesse, per comprendere cosa ha da dirci colui che ha messo le mani in una moltitudine di produzioni italiane (e non solo) tra le più interessanti degli ultimi tempi.
Nostra signora della dinamite è un disco ricchissimo di spunti e di suggestioni, carico e comunicativo. Gli episodi migliori sono concentrati nella prima parte, con una splendida partenza con Quello della foto che riprende il testo di una canzone di Canali mai pubblicata e scritta alla fine degli anni 80; a tratti in questo pezzo compaiono rimandi ad arrangiamenti (live) delle "Luci" di Vasco Brondi, ma anche suggestioni del miglior Benvegnù.
Tutti gli uomini è carica di malinconia e qualche rimpianto, mentre in Nuvole senza Messico Giorgio dipinge l'aria di colori caldi e ci dimostra che la sua età migliore non è certo un ricordo del passato, tutt'altro!
Il disco prosegue facendo perno su testi profondissimi accompagnati da suoni elettrici, talvolta dolci, talvolta narcotici, talvolta frenetici.
Da segnalare ancora la title track e la tiratissima Respira ancora. L'episodio un po' più debole mi è sembrato invece MP nella GB.
Questo disco è il quinto che porta il nome di Giorgio Canali: nonostante lui li definisca "piccoli capolavori, passati per lo più inosservati", con Nostra signora della dinamite si aggiunge un nuovo tassello che migliora un percorso già invidiabile, ma sicuramente con ancora molto da dire.
Roberto Conti

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