Arriviamo al Rolling Stone alle nove meno un quarto, incredibilmente riusciamo anche a trovare posteggio e a passo svelto ci dirigiamo verso l’ingresso per non perdere nemmeno una nota di questa serata che vede on stage i Calexico e, in apertura, Moltheni, che inaugura il tour de I segreti del corallo. Naturalmente Moltheni ha appena finito di suonare (maledetti locali milanesi: una persona che lavora che deve fare, mettersi in ferie!) e quando apprendo la notizia da un ragazzo del pubblico mi rammarico un poco. Il locale è pienissimo per l'unica data italiana di John Convertino, Joey Burns e dei loro Calexico, il cui seguito italiano credevo sinceramente fosse più modesto. Personalmente ho cercato di documentarmi al meglio per non arrivare del tutto impreparato al concerto, ma con risultati frammentari di cui mi scuso anticipatamente con i lettori. L'ultimo album della band di Tucson (Arizzona) Carried to dust propone un nutrito repertorio di ballate e pezzi rock/wave, tutti accuratamente confezionati ed arrangiati per suonare perfetti e senza sbavature. La scaletta della serata attinge prevalentemente proprio alle ultime canzoni con l'aggiunta di qualche più datato, come Across the wire. Difficile trovare una vera definizione al genere di questa band, che un po’ affascina, un poì stupisce e un po’ annoia sulla lunga distanza: più che country, come ipotizzavano le mie aspettative pre-concerto, abbondano qua e là le derive psichedeliche dall'inconfondibile sapore western, parola quest’ultima utilizzata con un’accezione positiva, naturalmente.Un elegante suono di gruppo e di atmosfera è sicuramente la carta vincente della band in cui spiccano chitarre di nylon, slide, ottoni, senza farsi mancare qualche deriva post-rock (vedi The black light). Menzione d'onore per la cover dei Lovedi Arthur Lee Alone again or, primo brano del loro capolavoro Forever changes, un "classico" del repertorio live dei Calexico. Nel finale del lungo live ecco a “sorpresa” fare la sua comparsa Vinicio Capossela, travestito da creatura oscura. Prende il via un duetto, applauditissimo: anche i sonnolenti fotografi che sedevano nel tavolino a fianco al nostro decidono che è arrivato il momento di “lavorare” e salgono sulle sedie per rubare uno scatto (naturalmente per tutto il resto del live non avevano mosso nemmeno un dito, anche quest sta nelle brutture del mondo della discografia). Ecco allora Polpo d'amor e La faccia della terra.Nuova pausa e nuova serie di bis per degli instancabili Calexico che chiudono l’esibizione con Red blooms con tanto di flicorno e le sonorità latine di Guero canelo.
Poi gli applausi plaudenti del pubblico. Roberto Conti
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