Il mondo è una giungla... per chi non vede al di là degli alberi - Siamo davanti ad un concetto, un concetto di protesta, noir, assassino, massonico, mistico, anni ‘60/’70. Basta, stop. Secco, ruvido, viscido, overdose di sofferenze, post a ogni teoria. E’ un bel sound, privo di chitarre (da sottolineare), frivolezza, perbenismo borghese.
Arrivano forte questi Sikitikis, dall’asse Torino-Cagliari.
Sono grandicelli, ma la ricerca, lo studio, la sistemazione neo-classica delle cose, è percettibilissima, nota, netta e costruita con tanto sudore, pietra dopo l’altra.
Hanno voluto far un disco forte, sulla scia di tutta quella gavetta che sin dagli inizi del 2000, hanno compiuto, rilevando, analizzando quel cinema all’italiana, americano, francese e inglese di forte influenza. Sono amari, aspri, acidati come un vetro lavorato, lucidi, intransigenti.
Tante le influenze, dal jazz, la drum’n’bass, l’hard core, il trash, il garage, il break-beat, il trip-pop, il rap, i libri e il cinema, e le colonne sonore.
Siamo e sono tutti dall’altra parte, sull’altro lato, versante, sponda, collina, schiera, lotta, ponte, strada, bici, eternità… B.
Hammond, rhodes, korg e farfisa sono forti in tutte le tracce, suadenti, ritmici, stretti, lunghi, sottofondo mistico di suoni, fondamentali per la cartina tornasole di questa band.
Largo spazio è lasciato ai tratti strumentali, schizzanti, semi-elettronici, rivoluzionari, veloci… Davvero, le trasgressioni imparate e sofferte da giovani, si percepiscono tutte. Sembra sentirne quasi l’odore, di paraffina, naftalina, diesel, olio, sangue… Non vogliono perire questi uomini, non lasciano nulla al caso; vivono come esseri autarchici nel mondo del torbido costume rosso-nero, amore-odio, occhiali da vista-occhiali da sole, mare-monti, cantina-loft.
L’italianità della band è enorme, il cantato è diretto, liscio, latin, somiglia a tratti al noto Giuliano Palma.
A loro il Mondo pare una giungla, e ne vogliono uscire…
Pare proprio ci riescano, perché a parer mio, sono maturi e saggi al punto giusto. Le trame compositive sono degne di nota, belle percussioni, lavori semantici di background, voce graffiante, stridente, sagace, cupa… Belli e bravi.
Brani da segnalare: Rosso sangue, Storia d’amore, Mi avveleni il cuore. Andrea Della Corte
Arrivano forte questi Sikitikis, dall’asse Torino-Cagliari.
Sono grandicelli, ma la ricerca, lo studio, la sistemazione neo-classica delle cose, è percettibilissima, nota, netta e costruita con tanto sudore, pietra dopo l’altra.
Hanno voluto far un disco forte, sulla scia di tutta quella gavetta che sin dagli inizi del 2000, hanno compiuto, rilevando, analizzando quel cinema all’italiana, americano, francese e inglese di forte influenza. Sono amari, aspri, acidati come un vetro lavorato, lucidi, intransigenti.
Tante le influenze, dal jazz, la drum’n’bass, l’hard core, il trash, il garage, il break-beat, il trip-pop, il rap, i libri e il cinema, e le colonne sonore.
Siamo e sono tutti dall’altra parte, sull’altro lato, versante, sponda, collina, schiera, lotta, ponte, strada, bici, eternità… B.
Hammond, rhodes, korg e farfisa sono forti in tutte le tracce, suadenti, ritmici, stretti, lunghi, sottofondo mistico di suoni, fondamentali per la cartina tornasole di questa band.
Largo spazio è lasciato ai tratti strumentali, schizzanti, semi-elettronici, rivoluzionari, veloci… Davvero, le trasgressioni imparate e sofferte da giovani, si percepiscono tutte. Sembra sentirne quasi l’odore, di paraffina, naftalina, diesel, olio, sangue… Non vogliono perire questi uomini, non lasciano nulla al caso; vivono come esseri autarchici nel mondo del torbido costume rosso-nero, amore-odio, occhiali da vista-occhiali da sole, mare-monti, cantina-loft.
L’italianità della band è enorme, il cantato è diretto, liscio, latin, somiglia a tratti al noto Giuliano Palma.
A loro il Mondo pare una giungla, e ne vogliono uscire…
Pare proprio ci riescano, perché a parer mio, sono maturi e saggi al punto giusto. Le trame compositive sono degne di nota, belle percussioni, lavori semantici di background, voce graffiante, stridente, sagace, cupa… Belli e bravi.
Brani da segnalare: Rosso sangue, Storia d’amore, Mi avveleni il cuore. Andrea Della Corte
La nuova frontiera della musica è il fai da te, non mi stancherò mai di ripeterlo. Qualche giorno fa arriva questo demo dalla copertina bianca con un packaging lontano anni luce dagli dalla grafica da addominali scolpiti che sempre più spesso si presenta. Il demo si chiama La guerra in cartolina e racconta attraverso la voce e la chitarra di Tommaso Manfredini (ossia Fuori dalle ali) quattro storie che lasciano una scia, quattro storie magari non raccontate benissimo ma che comunque trasmettono molto e in fondo è questo l'importante se qualcuno ha ancora voglia di ascoltarle. Lo stile è a cavallo tra Ettore Giuradei e Le luci della centrale elettrica (per la cronaca Vasco Brondi ha curato la produzione artistica). Cantilene sgraziate con un accompagnamento musicale minimalissimo di chitarra, acqua e farina che se ben lavorati potranno dare in un futuro spero prossimo delle buone focaccine. Pezzo da segnalare: Sparavano ai topi. Roberto Conti
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