19 luglio 2018

Non si vive di sole citazioni: l'esordio controverso di Marco De Annuntiis


La bizzarria di un personaggio come Marco De Annuntiis nel panorama cantautorale è per me evidenziata dai primi due brani di questo Jukebox all’idroscalo. Se il citazionismo spinto è infatti un aspetto fondamentale nelle sue canzoni (persino il titolo cita Ginsberg, adattandolo al lido di Ostia di cui il nostro è originario) è altrettanto vero che in Jukebox e Come De André c’è ben poco oltre a quello. Non basta stravolgere una canzone di Gainsbourg e citare qualche artista anni 60, nel primo caso, o fare un compitino sulla carriera del cantautore genovese con citazione (neanche troppo) nascosta di Psycho Killer dei Talking Heads, nel secondo caso, per fare di te uno che ha imparato da cotanti maestri e ne ha cavato fuori qualcosa di buono. Un plauso quindi al buon Marco, perché riesce brillantemente a recuperare da un inizio quantomeno zoppicante.

A voler proprio guardare neanche la terza traccia Dandy di città inizia sotto i migliori presagi, visto che la ricerca sonora non sembra essere fra le prerogative di De Annuntiis. Suoni vintage ma banali, un alone retrò ricreato con troppa semplicità che in fondo basta però a far da sottofondo a testi che qualcosa da dire ce l’hanno. Non ci sono rivoluzioni epocali in quel che comunica il cantautore romano, ma spesso le parole sono quelle giuste al momento giusto: così il dandy di città prende vita, diventando una figura con un’anima e non un semplice collage di stereotipi.
La erre moscia smette presto di essere un difetto, per quanto tutto si possa dire tranne che la sua sia la prima voce a cui penso quando devo associare l’aggettivo ‘bella’ a qualcosa, ed emergono le storie narrate. Un universo di perdenti a cui la sua vocalità snob dà un’aura di decadenza, come quando parla di quanto sia bello e difficile essere Borderline (aiutato in questo da Ilenia Volpe) o di quanta sofferenza possa nascondersi nella Vita privata di Sherlock Holmes. A fronte di episodi meno riusciti come Blues della Renault, sincera vista la conoscenza diretta della micro delinquenza del lido ma incapace di evocare quell’immaginario, ci sono invece picchi come Conigli dappertutto, che pur con una musica allegra e briosa restituisce tutta la drammaticità delle scelte sbagliate e del coraggio che manca per ricominciare senza guardarsi  indietro.
Un disco urgente, che di quella urgenza fa pregio e difetto. Marco De Annuntiis sa quello che vuole dire e come dirlo, e poco penso gliene importerà se a me sembra che spesso lo fa in maniera semplicistica e banale: fa probabilmente tutto parte del personaggio, ed in questo ci sta anche la pubblicazione di un album che non ricorderò fra i migliori ascoltati in vita mia, ma di cui penso che porterò con me più a lungo alcuni frammenti di grande valore. Stefano Ficagna

Tracklist: 

1. Jukebox
2. Come De André
3. Dandy di città
4. Conigli dappertutto
5. Blues della Renault
6. Borderline
7. Il primo uomo sulla luna
8. Vita privata di Sherlock Holmes
9. Shavette
10. Io, io io e gli altri

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