8 gennaio 2018

Cronache carsiche degli Unoauno = musica necessaria

Nella mia ideale classifica di quanto un album può colpirmi c’è, prima di tutto, la possibilità che mi dica qualcosa di nuovo, di mai fatto. Poi vengono gli album che mi dicono qualcosa di nuovo, ma che probabilmente riprende qualcosa che è stato fatto e mi sono perso per strada (mioddio, sapeste le lacune nonostante gli anni spesi ad ascoltare musica). Poi vengono album come Cronache carsiche degli Unoauno, ovvero dischi che mischiano dentro un sacco di roba che già conosco, ma lo fanno in una maniera tanto personale e ce ne mettono dentro così tanta che non posso non innamorarmene per partito preso. C’è dentro, o ce lo sento io, tanto dei CCCP, un po’ di noise e post-hardcore anni 90, gli Offlaga, I Cani e probabilmente anche qualcosa d’altro che ora non mi sovviene. La seconda volta che li ho ascoltati ero un po’ fatto lo ammetto (questo è giornalismo signori, infatti scrivo gratis), ma la prima no e manco le seguenti, innumerevoli volte che ho rifatto partire il conto dei brani daccapo, quindi non c'è dubbio che li abbia adorati per meriti acquisiti sul campo.

Basso (tanto), batteria a volte campionata ma spesso no, un po’ di synth per gradire ed una voce che quando urla sgraziata sul finale di Giochi esprime perfettamente il significato della parola URGENZA (e per dirlo io che di quasi tutti gli emocore che cantano di merda mi sono stancato praticamente subito…): non serve altro a quanto pare per registrare un ottimo album, a parte la voglia di sperimentare e andare dove porta l’ispirazione. Può portarti presso lidi apparentemente sereni, come quelli evocati da una Aleppo parte I che in realtà nasce da una tragedia, per poi cominciare ad innervosirsi ed accumulare energia mentre il cantato si storta e si incastra alla math rock col resto. Può accalappiare con la potentissima semplicità del giro di basso dell’iniziale Dei, salvo poi buttarci dentro tanta di quella distorsione che non fosse per il ritmo un po’ più tranquillo sembrerebbero gli Zeus!. Può innervosirsi al parossismo come fa nel singolo Restare vivi, tipo gli At The Drive-In che si scontrano con Lindo Ferretti che vomita immagini fregandosene di dargli un senso e si calma (il cantato, perché basso e batteria fanno solo finta) solo quando può salmodiare beato “conviene la figa di Mironte”. Può inaspettatamente buttarci dentro del synth pop mischiato a suoni acidi in Carsica, un mix imprevisto fra I Cani che suonano coi Fine Before You Came rubando il giro di basso ai Pixies, coniugandolo in diversa maniera in Figlio e scomodando qui gli Offlaga senza che sembri una bestemmia.

Avrei tanto altro da dire, anche riguardo a Clausura (dal finale un po’ troppo dilatato ahimè, uno dei piccoli difetti del disco), ad Aleppo parte II, a quel gran pezzo di canzone che è Giochi …ma poi vi tolgo tutta la sorpresa. Forse non perfetti, ma necessari come una sorsata d’acqua fresca nel deserto. Ascoltateli e ditemi un po’, il dibattito è aperto. Stefano Ficagna

Tracklist:

1. Dei
2. Restare vivi
3. Carsica
4. Aleppo parte I
5. Aleppo parte II
6. Figlio
7. Giochi
8. Clausura

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