A 50 anni e in splendida forma torna Morrissey con un nuovo disco, il nono della sua carriera da solista, iniziata un po’ sottotono nel 1988 e costellata da episodi non sempre riusciti negli anni ’90, a parte uno splendido quanto cupo Southpaw grammar.
Years of refusal verrà senz’altro ricordato come uno dei capitoli migliori della discografia dell’ex leader degli storici Smiths. Abbandonate definitivamente le sonorità del celebre gruppo britannico e le atmosfere musicalmente più oscure Years of refusal è caratterizzato da una musicalità solare e brillante, nell’insieme più compatto e omogeneo dei precedenti Ringleaders of the tormentors (2006) e You are the quarry (2004). Pop rock semplice e spontaneo, ma assolutamente non mediocre e di ottimo livello dall’inizio alla fine. Il disco si apre con l’energica e trascinante Something is squeezing my soul, dove chitarre decise e dinamiche scorrono su una vena melodica perfetta. Il singolo, I’m throwing my arms around Paris, sarà anche il brano più di facile ascolto dell’album, ma non rischia di cadere nel melenso o di produrre effetti tipo Elton John. Altri pezzi degni di nota sono senz’altro It’s not your birthday anymore, forse il momento migliore in assoluto e perfino le spagnoleggianti When I last spoke to Carol e One day goodbye will be farewell dove atmosfere un pò barocche segnate da interventi di fiati robusti confermano la stoffa ed il rigore artistico di un musicista che può permettersi ormai di fare tutto ciò che vuole. Prendere o lasciare. Mauro Carosio
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