Ognuno di noi ha un’età migliore e quella di Moltheni è probabilmente arrivata con questo quarto album ufficiale (visto che nel cassetto resta il misterioso Forma mentis).
In Toilette Memoria i brani sono più ariosi rispetto al minimalismo di Splendore Terrore, più immediati rispetto al rock un po’ criptico di Fiducia nel nulla migliore, più curati rispetto all’esordio pop di Natura in Replay. Insomma il disco ha le carte in regola per arrivare e piacere a tanti. Certo rimane il tipico testo moltheniano, il linguaggio unico, l’approccio genuino e viscerale e poco importa se lo stile dell’album sceglie questa volta il folk, piuttosto che il rock o il minimalismo acustico. Nell’abbondanza qualitativa dell'album emergono Eternamente nell’illusione di te, Nella mia bocca, Io, la strumentale Deserto biondo, mentre sprofonda Sento che sta per succedermi qualcosa brano di rara delicatezza nel quale la collaborazione con Franco Battiato poteva essere maggiormente valorizzata.
Da notare la continuazione del ciclo “ligneo” che dopo Legno (Fnnm) e Nel potere del legno (Splendore Terrore) prosegue con Nel futuro potere del legno che sceglie un arrangiamento orchestrale. Apparentemente interlocutoria la traccia finale Cavalli sciolti del nord con ospiti Alberto e Luca Ferrari dei Verdena, ma ad un ascolto più approfondito si coglie lo spirito più autentico del brano, un divertissement psichedelico dove il dilatarsi dei suoni richiama l'ebbrezza cantata dalle parole. L'età migliore è invece un singolo perfetto: è un pezzo che dona aromonia e positività, nonostante il testo lasci trapelare il realismo tipico dell'Umberto Giardini style (riaffronta la realtà, di chi potrebbe darti ma non dà). Di sicuro questa canzone resterà nella memoria come una delle più apprezzate del Moltheni; ottimo anche l'arrangiamento che sceglie il vibrafono come complemeto agli strumenti solitamente utilizzati dalla band.
Moltheni, ripercorre i ricordi della toilette (il titolo deriva appunto dal ritrovamento di una anziana morta in bagno, mentre stringeva tra le mani una foto di quando era giovane) non nascondendo un accenno al suo lavoro reale, il vigile del fuoco, che fa da complemento alla sua carriera musicale e alimenta con la giusta quantità d’aria un fuoco che non si spegne. Roberto Conti
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